Bari: Corruzione e attenuanti il caso di Mario Lerario e Luca Leccese “donano soldi alla chiesa”

La Corte d’Appello di Bari ha recentemente concesso una riduzione di pena a due imputati in un caso di corruzione: Mario Lerario, ex capo della Protezione civile pugliese, e l’imprenditore Luca Leccese. La sentenza, emessa a giugno, ha ridotto la pena per Lerario da 5 anni e 4 mesi a 4 anni e 4 mesi, mentre quella di Leccese è stata abbassata da 4 a 3 anni. Tale decisione è stata motivata in parte dal comportamento successivo al reato mostrato dai due condannati.

Il contesto del reato

Mario Lerario è stato arrestato in flagranza di reato il 23 dicembre 2021, mentre riceveva una tangente da 20mila euro da Luca Leccese. Le accuse riguardano la corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, connessa all’assegnazione di appalti. Entrambi gli imputati hanno ammesso il reato, offrendo poi segni di pentimento e di riflessione sulle proprie azioni.

Le motivazioni dello “sconto” di pena

La Corte ha riconosciuto una condotta virtuosa in entrambi gli imputati, che hanno intrapreso iniziative a favore della comunità e mostrato segni di ravvedimento. Lerario si è dichiarato disponibile a svolgere sei mesi di volontariato presso la Cattedrale di Bari, mentre Leccese ha chiesto perdono, affermando di essere pentito. Entrambi hanno inoltre fatto donazioni: 1.000 euro da parte di Lerario e 2.000 euro da parte di Leccese. Questi gesti, insieme alla rinuncia ai motivi di appello e alla richiesta di attenuanti generiche, hanno convinto la Corte a ridurre le pene.

Secondo i giudici, Lerario e Leccese hanno “criticamente rivisto la loro precedente condotta di vita”, vergognandosi di quanto commesso e mostrando la volontà di risarcire in qualche modo il danno morale arrecato. Tuttavia, le attenuanti generiche sono state concesse solo a Leccese, poiché Lerario ha un’altra condanna pendente in appello, relativa a un altro caso di corruzione.

La gravità dei fatti

La Corte ha comunque sottolineato che la gravità obiettiva dei fatti non viene minimamente messa in discussione, nonostante il riconoscimento del comportamento virtuoso degli imputati. Le tangenti sono state ammesse da entrambe le parti e sono state giudicate come atti che ledono gravemente la funzione pubblica.

Le prospettive future

Lerario, che si trova ancora agli arresti domiciliari, è coinvolto anche in un’altra condanna per corruzione riguardante appalti aggiudicati all’imprenditore Antonio Illuzzi. Con una seconda condanna a 5 anni e 4 mesi già emessa, è probabile che l’ex dirigente della Protezione civile pugliese chiederà il ricalcolo della pena complessiva con il riconoscimento della continuazione tra i due reati.

Nel frattempo, su Lerario grava anche un’inchiesta riguardante gli appalti emergenziali, tra cui quello per la realizzazione dell’ospedale Covid alla Fiera del Levante. Dopo la notifica della chiusura delle indagini, è attesa una richiesta di rinvio a giudizio.

Il caso di Mario Lerario e Luca Leccese mette in evidenza il delicato equilibrio tra il riconoscimento del pentimento e delle attenuanti da una parte, e la gravità dei reati commessi dall’altra. La decisione della Corte d’Appello di Bari, pur concedendo uno “sconto” di pena, ribadisce l’importanza di preservare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nel rispetto delle leggi.

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