Il Ruolo di Michele D’Alba nella Battaglia Legale della Lavit: La Prefettura di Foggia Impugna l’Ordinanza del Tribunale di Prevenzione
La controversia legale attorno alla Lavit, una lavanderia industriale di Foggia che gestisce il servizio di lavanolo (lavaggio di biancheria e materassi) per tutte le Asl pugliesi, ha assunto un nuovo capitolo con un pronunciamento del Tribunale di prevenzione. Al centro di questa vicenda si trova l’imprenditore Michele D’Alba, figura chiave nella gestione dell’azienda, il cui ruolo e rapporti con esponenti della criminalità locale sono oggetto di un’aspra battaglia giudiziaria.
L’Interdittiva Antimafia del Marzo 2023
Ricordiamo ai lettori di Youfoggia.com che la Lavit è stata sottoposta a un’interdittiva antimafia nel marzo 2023, provvedimento che prevede misure restrittive per le aziende che, secondo le autorità, risultano avere legami con la criminalità organizzata. Questo tipo di provvedimento è volto a prevenire infiltrazioni mafiose nelle attività economiche, specialmente in settori critici come quello sanitario, in cui la Lavit opera.
Nell’interdittiva, la Prefettura di Foggia ha evidenziato rapporti tra Michele D’Alba e i clan mafiosi locali, una relazione che è stata interpretata come continuativa e significativa, tanto da giustificare l’adozione di misure cautelative nei confronti dell’azienda.
Il Pronunciamento del Tribunale di Prevenzione
Tuttavia, martedì scorso, il Tribunale di prevenzione ha emesso un’ordinanza che ridimensiona le accuse mosse contro D’Alba, qualificando come “occasionali” i rapporti con i clan foggiani visto che ha circa 250 dipendenti. Questo ridimensionamento è stato decisivo per l’ammissione della Lavit al controllo giudiziario, una misura che permette all’azienda di proseguire le proprie attività sotto la supervisione di un commissario nominato dal tribunale.
Perché tutto questo? Secondo il Tribunale, l’imprenditore avrebbe avuto contatti sporadici con elementi della criminalità organizzata, un dettaglio che non giustificherebbe, secondo i giudici, l’interdittiva antimafia e il blocco totale delle attività aziendali. La decisione del Tribunale rappresenta dunque un punto di svolta per la Lavit, che può continuare a operare sotto stretta sorveglianza.
La Risposta della Prefettura di Foggia
Nonostante la decisione del Tribunale, la Prefettura di Foggia, sotto la guida del prefetto Maurizio Valiante, non sembra disposta a cedere terreno. Gli uffici stanno valutando attentamente il provvedimento del Tribunale e sembrano orientati a impugnare l’ordinanza. La Prefettura ritiene che i legami tra D’Alba e la criminalità organizzata siano più profondi di quanto riconosciuto dal Tribunale e intende proseguire la battaglia legale per mantenere in vigore l’interdittiva antimafia.
Le Implicazioni della Vicenda
Il caso Lavit è emblematico delle difficoltà che il sistema giudiziario e amministrativo italiano affronta nella lotta contro le infiltrazioni mafiose nel tessuto economico. Da un lato, le interdittive antimafia sono uno strumento preventivo efficace per impedire alla criminalità di penetrare nel mondo degli appalti pubblici. Dall’altro, le imprese che vengono colpite da queste misure possono vedersi paralizzate, con conseguenze economiche gravi, anche in presenza di prove non definitive.
Nel caso specifico della Lavit, l’eventuale sospensione dell’interdittiva non solo permette all’azienda di continuare a operare, ma salvaguarda un servizio essenziale per il sistema sanitario regionale, come quello del lavanolo. Tuttavia, la Prefettura teme che la derubricazione dei rapporti di D’Alba a “occasionali” possa lasciare aperto un varco per future infiltrazioni mafiose.
La battaglia legale tra la Prefettura di Foggia e Michele D’Alba hanno coivolto le sue societa la Lavit. Il tutto ancora non è conclusa. L’orientamento della Prefettura a impugnare l’ordinanza del Tribunale di prevenzione lascia presagire un ulteriore allungamento dei tempi giudiziari e un nuovo capitolo in questa complessa vicenda. In ogni caso, la questione mette in evidenza la necessità di un equilibrio delicato tra la tutela dell’economia legale e la lotta alla criminalità organizzata, un equilibrio che deve essere gestito con estrema attenzione dalle istituzioni coinvolte.