FOGGIA : Controllo giudiziario di due anni per la Lavit Spa, la vicenda di Michele D’Alba non si chiude
La lunga vicenda legale dell’imprenditore Michele D’Alba continua ad avere sviluppi, senza giungere a una conclusione definitiva. Il tribunale ha recentemente deciso di imporre un controllo giudiziario della durata di due anni per la Lavit Spa, azienda specializzata nel lavaggio di materiale sanitario, con sede nella zona industriale (Asi) di Foggia. Questa decisione arriva dopo che l’impresa era già stata oggetto di un’interdittiva antimafia.
Michele D’Alba, figura centrale di questa vicenda, era già stato colpito da una interdittiva antimafia per un’altra sua azienda, la Tre Fiammelle, oltre che per la Lavit stessa. Le accuse che gravano su D’Alba sono di particolare gravità: la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Bari lo indaga per favoreggiamento della mafia foggiana, alimentando il sospetto di connessioni tra le sue attività imprenditoriali e la criminalità organizzata locale.
Il ricorso respinto e il controllo giudiziario
La Lavit Spa aveva tentato di impugnare l’interdittiva in via cautelare, ma il ricorso non ha avuto esito favorevole. I giudici amministrativi hanno confermato la validità della misura imposta dalla Prefettura di Foggia, che non è mai stata messa in discussione nella sua fondatezza.
Nei giorni scorsi è stata ufficializzata la decisione del tribunale di accettare la richiesta di controllo giudiziario, con la nomina di un amministratore giudiziario. Questo commissario dovrà’ gestire l’azienda, monitorare i bilanci e stilare una relazione finale al termine dei due anni di controllo. L’obiettivo è quello di verificare che la società operi nel rispetto delle leggi e di isolare eventuali influenze mafiose dalle sue attività.
Il futuro incerto della Lavit Spa
La Lavit Spa dovrà quindi sottostare a questa supervisione giudiziaria, con la possibilità di tornare a una gestione autonoma solo dopo il completamento del controllo, e solo se l’azienda sarà giudicata pienamente conforme alle normative. Per Michele D’Alba, invece, la situazione resta critica, con le indagini della DDA che proseguono e che potrebbero portare a ulteriori sviluppi legali.
La decisione del tribunale rappresenta un nuovo capitolo in una vicenda che ha avuto pesanti ricadute sull’immagine dell’imprenditore e delle sue attività. La lotta contro l’infiltrazione mafiosa nelle attività economiche rimane una priorità per le autorità locali, che stanno cercando di garantire trasparenza e legalità nelle imprese della zona, in un contesto dove la criminalità organizzata cerca spesso di infiltrarsi nel tessuto economico.