Tentata estorsione a un imprenditore del Subappennino Dauno: rinviati a giudizio l’ex candidato Massimo Sireno e Francesco Melchiorre

Massimo Sireno, ex candidato al consiglio comunale di Foggia, e Francesco Melchiorre, pensionato di 72 anni, entrambi originari del capoluogo dauno, sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di tentata estorsione ai danni di un imprenditore edile del Subappennino Dauno. La decisione è stata presa dal giudice per l’udienza preliminare (gup) Odette Eronia, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Roberto Galli. La prima udienza del processo è fissata per l’8 ottobre davanti alla sezione collegiale del tribunale.

L’accusa si fonda su un presunto tentativo di estorsione avvenuto tra ottobre e novembre 2023, durante il quale i due imputati avrebbero richiesto all’imprenditore la somma di 20mila euro come contributo alla campagna elettorale di Sireno per le elezioni comunali dell’autunno 2023. In caso di rifiuto, secondo l’accusa, sarebbero seguite minacce, anche di morte.

I fatti incriminati risalgono a quando Sireno, dichiarato incandidabile prima delle elezioni, si recò più volte presso l’azienda edile dell’imprenditore, minacciando di ritorsioni se non avesse ricevuto il denaro richiesto. In una delle circostanze, Sireno avrebbe minacciato il fratello dell’imprenditore dicendo di essere a conoscenza dei lavori svolti dall’azienda per enti pubblici, lasciando intendere che avrebbe potuto causare loro problemi. Un incontro cruciale sarebbe avvenuto il 28 ottobre 2023 in un’area di servizio vicino Lucera, dove Sireno avrebbe minacciato direttamente l’imprenditore, affermando: “se non mi dai il denaro che ti ho chiesto ti sparo”. Pochi giorni dopo, anche Melchiorre avrebbe fatto visita all’azienda per esercitare ulteriore pressione, chiedendo al costruttore di “dare una mano” a Sireno.

Nonostante le accuse, i due imputati hanno respinto ogni addebito. Negli interrogatori di garanzia successivi agli arresti, hanno sostenuto che la richiesta di denaro era legittima e basata su pregressi rapporti con l’imprenditore, versione che quest’ultimo ha negato. I legali dei due imputati, Pier Giorgio Damato per Sireno e Giulio Scapato per Melchiorre, hanno chiesto il proscioglimento dei loro assistiti, puntando a dimostrare in sede di processo che non vi sia stato alcun intento estorsivo, bensì un legittimo contenzioso tra le parti. Non è stata avanzata la richiesta di rito abbreviato, poiché la difesa mira a chiarire i fatti attraverso l’interrogatorio di testimoni e investigatori durante il processo.

Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza e concluse con gli arresti domiciliari per i due imputati il 6 giugno, si basano su testimonianze fornite dall’imprenditore, suo padre e suo fratello, oltre che sui tabulati telefonici che certificano i numerosi contatti tra i sospettati e la parte offesa.

Il processo sarà un’occasione per fare luce su una vicenda che ha gettato ulteriore ombra sulla vita politica di Foggia, già scossa da tensioni e polemiche negli ultimi anni. La città ora attende di conoscere gli sviluppi del caso, con l’udienza di ottobre che segnerà l’inizio del dibattimento in aula.

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