Foggia: Iniziato il mega processo “Giù le mani”, ma con qualche problema

Il tanto atteso processo “Giù le mani”, che coinvolge figure di spicco della politica e dell’imprenditoria di Manfredonia, ha avuto un avvio complesso e segnato da problemi procedurali. Tra gli imputati principali, figurano nomi noti come l’ex sindaco Gianni Rotice e suo fratello Michele, insieme a Michele e Raffaele Fatone, padre e figlio noti come i “Racastill”, e altri esponenti di rilievo, tra cui Michele Romito, Angelo Salvemini, Grazia Romito, Luigi Rotolo, Giuliana Galantino e Rocco Spagnuolo. Nonostante l’importanza del processo e le aspettative di un inizio intenso, l’udienza inaugurale è stata segnata da eccezioni sollevate dalla difesa che hanno subito messo a dura prova il normale svolgimento del processo.

Il nodo della giudice e l’astensione

Il primo ostacolo si è verificato quando la difesa ha messo in discussione il ruolo della giudice incaricata, la quale, in passato, aveva firmato la proroga di un decreto di intercettazione relativo al caso. Questa circostanza ha fatto emergere dubbi sulla sua imparzialità, portando a una richiesta di astensione accolta dalla giudice stessa. La decisione ha creato un vuoto nel procedimento che sarà colmato nella prossima udienza, fissata per il 13 settembre, quando un nuovo giudice prenderà il suo posto. Tale ritardo potrebbe avere conseguenze immediate, in particolare per Michele Fatone, attualmente agli arresti domiciliari.

La scarcerazione di Michele Fatone e i rischi connessi

Fatone senior, noto anche come “Racastill”, è uno degli imputati più sotto pressione, essendo sottoposto a una misura cautelare molto restrittiva. Tuttavia, i termini della sua custodia cautelare scadranno a breve, precisamente lunedì, permettendogli di lasciare i domiciliari. I pubblici ministeri, rappresentati da Galli e Mongelli, hanno richiesto almeno il divieto di dimora a Manfredonia per evitare che Fatone possa influenzare l’andamento del processo o interferire con le persone coinvolte. Il giudice dovrà ora valutare se accogliere questa richiesta o stabilire altre restrizioni, come il divieto di avvicinarsi alle persone offese.

La possibile scissione del processo

Un altro scenario che si prospetta nella prossima udienza è la scissione del processo in due distinti filoni. Uno potrebbe concentrarsi esclusivamente sulla posizione dei Fatone, accusati di una lunga serie di reati legati al controllo e all’influenza esercitata all’interno dell’azienda di rifiuti “Ase”, mentre l’altro riguarderebbe i restanti imputati, tra cui i Rotice, Romito e Salvemini, coinvolti principalmente in vicende di corruzione e abuso d’ufficio.

Le accuse e gli intrecci tra politica e imprenditoria

Le accuse mosse dalla Procura contro gli imputati sono gravi e toccano diversi ambiti della vita pubblica e privata di Manfredonia. I Rotice, ad esempio, sono accusati di corruzione elettorale: secondo l’accusa, avrebbero chiesto voti alla famiglia Romito, in cambio della promessa di proteggere il ristorante “Guarda che Luna” dai provvedimenti amministrativi che ne minacciavano l’esistenza.

I Fatone, invece, devono rispondere di una serie di reati legati all’azienda dei rifiuti Ase, in cui avrebbero imposto la loro autorità con metodi violenti e intimidatori. Le accuse vanno dalle aggressioni fisiche ai colleghi, all’uso improprio di mezzi aziendali, fino alle minacce rivolte a un manager della società.

Michele Romito e l’ex assessore ai Lavori Pubblici, Angelo Salvemini, avrebbero fatto pressione sull’amministrazione comunale per impedire la demolizione del ristorante “Guarda che Luna”. Anche Grazia Romito, Luigi Rotolo e lo stesso Salvemini sono coinvolti per aver indotto in errore il Comune di Manfredonia al fine di aggirare un’interdittiva antimafia.

Infine, Giuliana Galantino, in qualità di segretaria comunale, avrebbe accettato da Salvemini una promessa di utilità in cambio della risoluzione di un conflitto di competenze tra diversi settori del Comune, legato ancora una volta al ristorante incriminato. In cambio, l’ex assessore avrebbe fornito un esposto legale a beneficio della Galantino.

Effetti già visibili della maxi inchiesta

Nonostante il processo sia ancora agli inizi, l’inchiesta “Giù le mani” sta già producendo effetti tangibili. Un poliziotto del commissariato di Manfredonia, citato negli atti del processo e sentito prima dell’estate come persona informata sui fatti, è stato trasferito ad altra sede. Il suo operato è ora sotto esame, e le autorità stanno valutando le sue condotte.

L’inizio del processo “Giù le mani” ha evidenziato quanto complessi e delicati siano i legami tra politica, imprenditoria e amministrazione a Manfredonia. Le problematiche procedurali emerse già alla prima udienza, unite alla complessità delle accuse, rendono evidente che questo sarà un processo lungo e difficile. Tuttavia, la sostituzione della giudice e la scadenza dei termini di custodia cautelare per alcuni imputati potrebbero imprimere una svolta nelle prossime settimane, con sviluppi cruciali attesi già nella prossima udienza di settembre.

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