La Politica: Potere Senza Morale e Memoria Corto Circuito

La politica, nelle sue forme più elevate, dovrebbe essere il nobile strumento attraverso cui si organizza la vita della comunità, si proteggono i diritti e si promuove il bene comune. Tuttavia, una riflessione amara si impone quando ci rendiamo conto di come, troppo spesso, la politica diventi il mezzo attraverso il quale persone senza morale governano su persone senza memoria. Questa affermazione, provocatoria ma non lontana dalla realtà, solleva interrogativi profondi sulla natura del potere e sulla fragilità della coscienza collettiva.

La mancanza di morale nella politica non è un concetto nuovo. Fin dall’antichità, filosofi e pensatori hanno messo in guardia contro il rischio che il potere, senza un ancoraggio etico, si trasformi in tirannia. Oggi, il fenomeno sembra essere più diffuso che mai. Scandali, corruzione, promesse non mantenute e una gestione del potere che spesso mira più a preservare interessi personali o di gruppo piuttosto che a servire il bene comune, sono all’ordine del giorno. In un simile contesto, la morale – intesa come l’insieme di valori e principi che dovrebbero guidare l’azione politica – viene sistematicamente messa da parte. La conseguenza è un esercizio del potere cinico e privo di scrupoli, dove la fine giustifica i mezzi, e il fine è quasi sempre la perpetuazione del potere stesso.

A rendere possibile questa deriva è la memoria corta dei cittadini. Viviamo in un’epoca di flusso continuo di informazioni, dove le notizie si susseguono a un ritmo vertiginoso, spesso senza lasciare traccia. Questo bombardamento costante rende difficile mantenere viva la memoria degli eventi, soprattutto quelli scomodi. Così, accade che scandali e malefatte vengano rapidamente dimenticati, permettendo a chi li ha commessi di rimanere impunito o addirittura di essere rieletto. La mancanza di memoria storica, o la sua selettività, permette a chi governa senza morale di prosperare in un ambiente dove gli errori del passato non pesano mai davvero sulle decisioni future.

Questo corto circuito tra politica senza morale e memoria corta dei cittadini crea un circolo vizioso difficile da spezzare. Senza memoria, non c’è responsabilità; senza responsabilità, non c’è giustizia; e senza giustizia, il potere si esercita in modo arbitrario e oppressivo. In questo scenario, la democrazia stessa rischia di svuotarsi di significato, riducendosi a un meccanismo formale privo di sostanza, dove le elezioni diventano semplici rituali privi di reale partecipazione e consapevolezza.

Ma c’è una via d’uscita? La storia ci insegna che momenti di grande crisi morale e politica possono essere superati grazie all’impegno civico e alla riscoperta dei valori fondanti della società. Recuperare la memoria storica, esigere trasparenza e responsabilità dai governanti, e soprattutto coltivare una coscienza etica che guidi le scelte politiche, sono passi essenziali per invertire questa tendenza. La politica può tornare a essere il luogo della costruzione comune, dove la morale e la memoria non sono ostacoli, ma pilastri su cui edificare una società più giusta e solidale.

In conclusione, la frase secondo cui la politica è il mezzo attraverso il quale persone senza morale comandano su persone senza memoria non deve essere vista come una condanna ineluttabile, ma come un monito. Un invito a vigilare, a non dimenticare e a reclamare una politica che sia veramente al servizio della collettività, guidata da principi morali solidi e alimentata dalla memoria storica che ci impedisce di ripetere gli errori del passato. Solo così potremo sperare in una politica che torni a essere uno strumento di progresso e non di oppressione.

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