Bari:La giustizia italiana si trova nuovamente a confrontarsi con la complessità e i rischi di procedimenti penali di personaggi di rilievo

La giustizia italiana si trova nuovamente a confrontarsi con la complessità e i rischi di procedimenti penali che coinvolgono figure di spicco della criminalità organizzata. In questo contesto, la sezione feriale della Corte d’Appello di Bari ha recentemente preso una decisione cruciale per evitare la scarcerazione del boss Giuseppe Vincenzo La Piccirella, detto “il professore”, capo di un clan mafioso sanseverese. La Piccirella, 66 anni, era a rischio di scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare, dopo essere stato condannato in primo grado a 30 anni di reclusione nel processo “Ares” per una serie di gravi reati, tra cui mafia, traffico e spaccio di droga, tentato omicidio e estorsione.

Il processo di appello, inizialmente previsto per il 4 ottobre, è stato anticipato a seguito della richiesta del Procuratore Generale Giannicola Sinisi, il quale ha motivato la necessità di sospendere i termini di custodia cautelare per la complessità del caso. La Corte ha accolto questa richiesta, impedendo così la scarcerazione di La Piccirella e rinviando la causa alla data originariamente fissata di ottobre.

La Piccirella, attualmente detenuto a Lanciano, è uno degli ultimi due imputati ancora in attesa di giudizio nell’ambito dell’inchiesta “Ares”, condotta dalla DDA e dalla Polizia. L’inchiesta, culminata nel blitz del 6 giugno 2019 con 52 arresti, ha portato alla luce l’autonomia della mafia sanseverese, precedentemente ritenuta una costola della “Società foggiana”. Questo clan, guidato da La Piccirella e alleato storico del gruppo Moretti, è stato descritto come uno dei due gruppi egemoni su San Severo, dediti principalmente al narcotraffico e al racket.

Oltre a La Piccirella, l’altro imputato di rilievo è Giuseppe Spiritoso, alias “Papanonno”, figura storica della “Società foggiana”, già condannato a 11 anni per spaccio e attualmente detenuto per altri reati. Anche Spiritoso ha partecipato all’udienza in videoconferenza dalla sua cella a Tolmezzo.

Il rischio di scarcerazione per La Piccirella non è stato definitivamente scongiurato. Infatti, anche se il processo d’appello dovesse confermare la condanna, la questione si riproporrà qualora i tempi per il deposito delle motivazioni e per il successivo ricorso in Cassazione non fossero rispettati. La legge italiana prevede un massimo di sei anni di custodia cautelare preventiva, termine che nel caso di La Piccirella scadrà a giugno 2025. Se entro questa data non sarà emessa una sentenza definitiva, La Piccirella potrebbe essere liberato.

Il caso di La Piccirella sottolinea le difficoltà che il sistema giudiziario italiano affronta nella gestione di processi complessi e di lunga durata, specialmente quando si tratta di figure legate alla criminalità organizzata. La decisione della Corte d’Appello di Bari rappresenta un tentativo di assicurare che la giustizia faccia il suo corso senza che le complicazioni procedurali portino alla liberazione di individui pericolosi. Tuttavia, il sistema dovrà dimostrare di essere all’altezza della sfida nei prossimi mesi, garantendo che i tempi della giustizia siano compatibili con le necessità di sicurezza e legalità.

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