Foggia:Mancata Omologazione degli Autovelox Un Caso Nazionale con Ramificazioni Legali e Amministrative

La recente controversia emersa sulla mancata omologazione degli strumenti di rilevamento della velocità, che ha coinvolto aziende che hanno fornito molti comuni pugliesi precisamente nella provincia di Foggia,Questa disfunzione sta assumendo proporzioni nazionali ben più ampie di quanto inizialmente previsto. Questo caso ha sollevato questioni fondamentali riguardo alla conformità e alla regolamentazione degli strumenti utilizzati per il controllo della velocità e delle infrazioni stradali in tutta Italia.

La Corte di Cassazione, con l’Ordinanza del 18 aprile 2024 n. 10505 della Sezione 2 Civile, ha stabilito una distinzione cruciale tra l’omologazione e l’approvazione degli strumenti di rilevamento della velocità. La sentenza ha sottolineato che l’omologazione è un processo distinto e più rigoroso rispetto alla semplice approvazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT). Questo verdetto ha messo in discussione la legittimità di molte sanzioni emesse tramite dispositivi che, pur essendo approvati dal MIT, non sono stati effettivamente omologati.

Un esempio emblematico della portata di questa vicenda è il caso di un Comune abruzzese. Nel 2022, il Comune ha indetto una gara europea per la fornitura di dodici dispositivi per la rilevazione delle infrazioni semaforiche, specificando che gli strumenti dovevano essere omologati. Tuttavia, l’azienda vincitrice, ha installato dispositivi che risultano solo approvati dal MIT, ma non omologati, sollevando ulteriori dubbi sulla legittimità delle sanzioni emesse.

Gli avvocati di tutta Italia sono già in allerta e pronti a impugnare le sanzioni relative non solo agli autovelox, ma anche a quelle per il rosso semaforico (art. 146 Codice della Strada), rilevate con strumenti automatici di controllo. La situazione in Abruzzo potrebbe rappresentare solo la punta dell’iceberg, con possibili ripercussioni legali che potrebbero estendersi a livello nazionale, creando un precedente giuridico significativo.

La sentenza della Corte di Cassazione ha costretto il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a chiarire il processo di omologazione degli strumenti di rilevamento della velocità, e la necessità di una regolamentazione più trasparente e rigorosa appare sempre più urgente. Le aziende del settore, dal canto loro, esprimono preoccupazione per le potenziali ripercussioni penali legate a dichiarazioni imprecise in sede di gara. La possibilità di segnalazioni all’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) per eventuali irregolarità nelle gare d’appalto aggiunge ulteriore pressione sul settore.

Il caso, dunque, non si limita a una questione tecnica o amministrativa, ma potrebbe avere conseguenze molto più ampie, coinvolgendo la giustizia amministrativa, la magistratura contabile e potenzialmente anche il diritto penale. La necessità di fare chiarezza e garantire che le leggi siano rispettate appare ormai non più rinviabile, sia per la tutela degli automobilisti, sia per la credibilità delle istituzioni e delle aziende coinvolte.

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