Bari: Giuseppe Francavilla e le sue dichiarazioni alla DDA di Bari: un terremoto nel mondo dell’antiracket foggiano

Le recenti dichiarazioni di Giuseppe Francavilla, noto come “Pino Capellone”, collaboratore di giustizia, hanno scosso profondamente il mondo dell’antiracket foggiano. Durante il processo contro Giovanni Putignano, accusato di tentata estorsione ai danni di un imprenditore agricolo, Francavilla ha coinvolto figure di spicco come Lazzaro D’Auria, simbolo dell’antiracket e membro dell’associazione “Luciani”.

Francavilla ha dichiarato che D’Auria avrebbe chiesto aiuto ai clan Moretti e Sinesi-Francavilla per liberare i suoi terreni a Borgo Incoronata da alcuni agricoltori che li occupavano abusivamente. Secondo il collaboratore di giustizia, i contadini sarebbero stati cacciati attraverso azioni intimidatorie organizzate da lui stesso. Francavilla ha affermato che i clan avrebbero richiesto a D’Auria un pizzo di 200mila euro o la rinuncia all’acquisto di terreni comunali.

Queste dichiarazioni fanno parte di un contesto giudiziario già complesso, con condanne già emesse contro figure come Rocco Moretti, alias “il porco”, e Giuseppe La Piccirella, detto “il professore”. Putignano, invece, è ancora sotto processo.

Francavilla ha ricordato un incontro avvenuto nel 2016 in via Telesforo, al quale parteciparono lui, Rocco Moretti, la figlia di Moretti, Franco Tizzano e Domenico Valentini, che si suicidò in carcere. Durante l’incontro, D’Auria avrebbe chiesto aiuto per liberare i terreni acquistati all’asta, su cui lavoravano abusivamente alcune persone. Francavilla ha spiegato che all’epoca chi decideva sulle estorsioni a Foggia erano lui e Moretti, e che l’accordo prevedeva un pagamento di 200mila euro e la concessione di alcuni ettari di terreno ai clan.

Nonostante le gravi accuse, Francavilla ha ammesso che l’accordo non arrivò mai a una fase esecutiva a causa di nuovi conflitti tra i clan. Ha inoltre ricordato che non partecipò direttamente agli attentati intimidatori contro gli agricoltori, ma inviò membri del suo gruppo per eseguirli.

Di fronte a queste accuse, Lazzaro D’Auria ha negato categoricamente di aver chiesto aiuto ai clan. Intervistato da l’Immediato, D’Auria ha dichiarato: “Non è vero. Francavilla venne in via Telesforo ma non lo riconobbi. Francavilla me lo presentò Moretti. Agli incontri ho più volte ribadito che non volevo pagare. Se ho chiesto a Valentini di liberare questi terreni? Non è vero. I terreni furono liberati grazie alle forze dell’ordine e alle squadre antisommossa. Se fossi stato d’accordo con i clan perché mi avrebbero incendiato i terreni e distrutto i miei averi?”.

Le dichiarazioni di Francavilla stanno mettendo in discussione l’integrità di molte persone di rilievo nella società foggiana. Le sue rivelazioni sollevano interrogativi sulla legittimità del lavoro svolto dall’antiracket e potrebbero portare a ulteriori indagini per verificare la veridicità delle sue affermazioni. La verità, come sempre, emergerà attraverso il lento e scrupoloso lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine. In attesa degli sviluppi, la società civile osserva con attenzione, consapevole dell’importanza di un antiracket libero da ogni ombra di collusione.

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