Il governo nazionale impugna la legge pugliese sulla gestione pubblica dell’Acquedotto Pugliese

Il governo nazionale ha deciso di impugnare la legge approvata lo scorso marzo dal Consiglio regionale pugliese, che sanciva la gestione pubblica dell’Acquedotto Pugliese e permetteva l’ingresso dei Comuni nel capitale sociale dell’azienda. La decisione è stata presa sulla base del parere dell’Autorità garante della concorrenza del mercato, che ha evidenziato “criticità di natura concorrenziale” e profili di incostituzionalità nella norma.

Secondo quanto riportato dall’Ansa, l’Autorità garante della concorrenza ha trasmesso il proprio parere al governo e alla Regione, sostenendo che la legge presenta problematiche relative alla concorrenza. In particolare, la costituzione della cosiddetta “società veicolo”, nella quale dovrebbero confluire le quote dei Comuni pugliesi, sarebbe finalizzata a creare le condizioni per un affidamento diretto del servizio idrico integrato alla stessa società veicolo e, quindi, all’Acquedotto Pugliese. La legge regionale, secondo l’Autorità, dovrebbe invece limitarsi a individuare l’ente preposto a deliberare la forma di gestione del servizio idrico e ad aggiudicare la gestione del servizio, senza direttamente provvedere all’esercizio delle funzioni.

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha duramente criticato l’impugnazione della legge, affermando: “Si tratta di un atto politico gravissimo che intende impedire il mantenimento in mano pubblica del servizio idrico integrato della regione Puglia e favorire la gestione da parte di privati. La gestione pubblica del Servizio Idrico Integrato nell’esperienza pugliese ha garantito criteri di efficienza e sostenibilità, nel rispetto del principio dell’accesso equo alla risorsa idrica.” Emiliano ha dichiarato che la gestione pubblica ha garantito dinamiche tariffarie contenute e investimenti significativi per migliorare il servizio.

D’altra parte, Ignazio Zullo, senatore di Fratelli d’Italia, ha replicato alle contestazioni mosse al governo. “Non esiste un’acqua privata. L’acqua è un bene pubblico e deve essere disponibile per tutti, senza sprechi e a costi sostenibili per le famiglie e le imprese. Non è questione di acqua pubblica o privata ma di gestione dei sistemi di captazione, potabilizzazione, e adduzione dell’acqua.” Zullo ha sottolineato che il parere dell’Autorità garante della concorrenza è alla base della decisione del governo di impugnare la norma, evidenziando che la legge pugliese presenta profili di incostituzionalità e contrasta con la normativa primaria sulla concorrenza.

I deputati pugliesi del Partito Democratico, Claudio Stefanazzi, Ubaldo Pagano e Marco Lacarra, hanno risposto alle dichiarazioni di Zullo, difendendo la gestione pubblica dell’Acquedotto Pugliese. “Acquedotto Pugliese è una delle migliori aziende a maggioranza pubblica d’Italia per i criteri di efficacia, efficienza ed economicità di gestione. I numerosi riconoscimenti annuali e gli ottimi risultati in termini di valore prodotto e investimenti per la tutela della risorsa idrica sono testimoni della qualità della gestione.”

La questione resta dunque aperta, con il governo che porterà la legge regionale pugliese davanti alla Corte costituzionale, e la Regione Puglia pronta a difendere la propria normativa e la scelta di mantenere il controllo pubblico sull’Acquedotto Pugliese.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: