Il Consiglio di Stato conferma la scadenza delle concessioni demaniali per le spiagge: cosa cambia per i Comuni e gli operatori balneari

Il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza che conferma la scadenza delle concessioni demaniali per le spiagge al 31 dicembre dello scorso anno, obbligando le amministrazioni locali a disapplicare eventuali deroghe e ad avviare la procedura di gara per l’assegnazione delle concessioni in un contesto realmente concorrenziale.

La sentenza, numero 03940/2024, pubblicata oggi e decisa dalla VII sezione il 12 marzo, ha origine da un ricorso del 2023 presentato da un proprietario di uno stabilimento balneare a Rapallo. I giudici si sono richiamati ai principi della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ribadendo l’obbligo per i Comuni di rispettare la scadenza delle concessioni e di avviare la procedura di gara per garantire una reale concorrenza tra gli operatori.

Inoltre, nella sentenza, è stata contestata l’affermazione secondo cui la risorsa spiaggia non sarebbe scarsa, tesi sostenuta dal governo italiano nella mappatura inviata a Bruxelles e utilizzata come motivazione per non applicare la direttiva Bolkenstein.

La reazione politica non si è fatta attendere. Fonti di Fratelli d’Italia hanno sottolineato l’importanza della mappatura delle coste, condotta in collaborazione con tutti i ministeri competenti e basata sui dati forniti dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Si è in corso un dialogo con la Commissione europea per superare la procedura di infrazione e definire una normativa per il settore balneare che dia certezza agli operatori e alle amministrazioni locali.

Dall’altra parte, Federbalneari ha espresso sgomento per la sentenza del Consiglio di Stato, criticando il mancato rispetto della legge Draghi sui termini del 2024 e la mancanza di una riforma del settore balneare. Il presidente di Federbalneari Italia, Marco Maurelli, ha evidenziato il rischio di creare caos nel settore balneare italiano, sottolineando la necessità di una riforma che metta finalmente ordine in un contesto già complesso e problematico.

La sentenza del Consiglio di Stato, quindi, pone ancora una volta l’accento sull’urgenza di una riforma del settore balneare che tenga conto delle esigenze degli operatori e delle disposizioni europee, garantendo al contempo una gestione sostenibile e equa delle risorse naturali. Resta ora da vedere come le istituzioni italiane risponderanno a questa nuova sfida e quali saranno le prossime mosse nell’ambito della gestione delle spiagge e degli stabilimenti balneari del Paese.

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