GDF MANFREDONIA: ESEGUITE 7 MISURE CAUTELARI A CARICO DI PROFESSIONISTI, IMPRENDITORI E FUNZIONARI PUBBLICI

7 misure cautelari sono state eseguite dai finanzieri della Compagnia di Manfredonia a carico di altrettanti indagati, tra cui alcuni funzionari pubblici in   servizio   attualmente   o   in   passato   presso   il   comune   sipontino   ed una società   partecipata,   per   le   ipotesi   di   reato   di   estorsione, concussione   e corruzione, peculato, falso, lesioni personali, minacce e violenza privata.

Tre i filoni d’indagine diretti dalla Procura della Repubblica di Foggia.

Il   primo   filone   è   relativo   ad   episodi   di   violenza   ed   intimidazione   che sarebbero stati posti in essere nell’ambito di un’azienda municipalizzata del comune di Manfredonia.

Secondo   quanto   emerso   dalle   indagini,   uno   degli   indagati   (F.M.), dipendente   dell’azienda   pubblica,   avrebbe   costretto   altri   dipendenti dell’ente ad effettuare interventi di bonifica e lavorazioni presso terreni a lui riconducibili avvalendosi dei mezzi e dei materiali della municipalizzata, paventando ,in caso di rifiuto,   conseguenze   negative   attraverso   minacce dirette   o   del   proprio   intervento   presso   gli   organi   dirigenziali   o   presso esponenti politici locali. 

In altri casi l’indagato si sarebbe appropriato   di   materiali   dell’azienda pubblica per soddisfare le proprie esigenze personali.

L’indagato, destinatario della misura custodiale in carcere, ed il figlio (F.R.), anch’egli dipendente della municipalizzata e destinatario della misura degli arresti   domiciliari,   avrebbero   anche   aggredito   uno   dei   responsabili   del personale,   procurandogli   lesioni   gravi   con   calci,   pugni   al   volto   e continuando a colpirlo mentre era riverso in terra. Ciò a seguito del rifiuto di   aderire   ad   un’imposizione   dei   due   inerente   i   turni   di   servizio   del   più giovane.

Anche l’amministratore dell’azienda pubblica sarebbe stato minacciato per costringerlo a ritirare il provvedimento con cui l’indagato veniva adibito a mansioni diverse, corrispondenti al suo effettivo inquadramento. 

Il   secondo   filone   d’indagine   è   riguardante   l’autorizzazione   all’esercizio   diun’attività   di   onoranze   funebri   da   parte   di   una   persona   (R.G.)   già destinataria   di   provvedimento   interdittivo   antimafia,   disposto   dalla Prefettura di Foggia, e che, per il tramite di un prestanome (R.L.), avrebbe eluso il divieto proseguendo nell’attività di impresa. 

La donna è stata sottoposta alla misura degli arresti domiciliari, il secondo al divieto di dimora nel Comune di Manfredonia.

In   tale   contesto   viene   ad   evidenza   il   ruolo   di   un   ex   assessore   (S.A.),   in carica dal 2021, che avrebbe avuto un ruolo attivo sollecitando la struttura amministrativa   al   rilascio   dell’autorizzazione,   inducendo   in   errore   la dirigente   responsabile   ed   i   funzionari   addetti   ai   controlli   antimafia sull’effettiva   conduzione   dell’attività   funebre   e   sull’assenza   di   motivi ostativi. 

Il   terzo   capitolo   d’indagine   attiene,   invece,   alla   vicenda   di   un   notoristorante manfredoniano, riconducibile  ad  altro indagato  (R.M.A.) ed  alle azioni finalizzate a contrastare la sua rimozione. In primis​ ,   con   minacce   implicite   ed   esplicite   fondate   anche   sulla   propriafama   criminale   personale   e   familiare,   l’indagato   (oggi   destinatario   della misura   cautelare   della   custodia   in   carcere),   amministratore   di   fatto   del ristorante,   avrebbe   esercitato   pressioni   sulla   struttura   amministrativa   esull’apparato politico del Comune di Manfredonia per evitare lo smontaggio del manufatto abusivo.

Tutto ciò sarebbe avvenuto con la collaborazione attiva dell’ex assessore (S.A.) che, in virtù del suo ruolo, avrebbe carpito informazioni all’interno del comune riferendole al primo e concordando insieme tutte le iniziative da adottare.

Le   minacce   sarebbero   state   indirizzate   anche   nei   confronti   di   funzionari, tecnici ed esponenti politici. Tali pressioni sarebbero state esercitate ancheavvicinando,   per   il   tramite   dell’ex   assessore,   altri   esponenti   politici   della maggioranza per indurli a mutare orientamento sulle posizioni assunte. 

L’intimidazione  nei confronti  dei funzionari   comunali  proseguiva da parte dei   due   indagati   quando,   nel   mese   di   gennaio   2023,   iniziavano   le operazioni di rimozione, con insulti e prospettazioni di gravi conseguenze per   la   loro   incolumità.   Le   minacce   sarebbero   state   proferite   anche all’interno   degli   uffici   comunali.   Inoltre,   alla   Polizia   Locale   sarebbe   stato ordinato,   da   parte   dell’assessore   indagato,   di   non   dare   assistenza   alladirigente incaricata di tale attività.

Le   azioni   di   salvataggio   mediante   l’attività   indebita   di   ostruzionismo   allo smontaggio della struttura illegale sarebbero passati, altresì, attraverso il tentativo di avocare il procedimento ad altro settore del comune, ove eranoinquadrati   funzionari   e   dirigenti   sottoposti   alla   direzione   politica dell’assessore indagato. 

Tale   tentativo   veniva   posto   in   essere   mediante   lo   scambio   di   utilità   tra l’assessore   indagato   ed   il   segretario   comunale   pro   tempore   (G.G.M.),destinataria della misura di interdizione dai pubblici uffici o servizi per 12 mesi. 

Un   ulteriore   tentativo   di   bloccare   le   operazioni   di   smontaggio   dellastruttura   sarebbe   stato   posto   in   essere   dall’ex   assessore,   esercitandopressioni   su   un   funzionario   della   Polizia   Locale,   per   costringerlo   al sequestro   dell’area,   in   modo   tale   da   impedire   che   le   operazioni   fossero le portate a termine. 

Altro funzionario dell’ufficio tecnico comunale ed un dirigente della Polizia Locale, non destinatari di misura cautelare, sono indagati perché si ritiene abbiano reso false dichiarazioni al Pubblico Ministero o taciuto in parte ciòche sapevano.  

Va precisato che il procedimento si trova ancora nella fase delle indagini preliminare   e   gli   indagati   non   possono   essere   considerati   colpevoli   fino all’eventuale pronuncia di una sentenza di condanna definitiva.

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