Clan Moretti, terrorizzavano nel Pescarese avviso conclusione indagini per 27 soggetti
Gli indagati, 27 sono accusati a vario titolo di aver agevolato la ‘batteria’ Moretti-Pellegrino-Lanza.
La Direzione Distrettuale Antimafia de l’Aquila ha notificato le conclusione delle indagini preliminari e informazione di garanzia a 27 persone, accusate a vario titolo di aver agevolato la ‘batteria’ Moretti-Pellegrino-Lanza, nell’esportazione di ‘affari illeciti’ dalla Capitanata al vicino Abruzzo, in particolare nei territorio di Pescara e Montesilvano.
La Procura antimafia ritiene che sia la figlia di un boss, attualmente in carcere in regime di 41bis, a reggere le sorti del clan in assenza del padre detenuto.
Nel documento di 16 pagine, firmato dai pm Stefano Gallo e Luca Sciarretta, si passano in rassegna – a vario titolo e per differenti profili di responsabilità – le contestazioni mosse dagli inquirenti, che vanno dal reato di usura a quello di estorsione, dalla ricettazione all’intestazione fittizia di beni, per giri d’affari milionari messi in atto, con il metodo mafioso, dal gruppo criminale nel Pescarese.
Una parte dell’organizzazione in concorso morale e materiale tra loro e con un’altra persona nel frattempo deceduta, “al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali”, attribuiva fittiziamentela titolarità di tutte le quote di una società attiva nella commercializzazione di prodotti lattiero caseari; il tutto con l’aggravante “di avere commesso il fatto al fine di agevolare l’attività della ‘batteria’ Moretti-Pellegrino-Lanza, e della più vasta associazione di tipo mafioso denominata ‘Società Foggiana’’, di cui la batteria costituisce una delle articolazioni operative”.
La frangia sanseverese del gruppo, inoltre, è accusata di aver prestato ingenti somme di denaro a ristoratori della zona, applicando tassi usurari fino al 453,46%. Non solo denaro, preteso con minacce e violenza, ma anche la cessione di un appartamento nel centro di Pescara (valore stimato 300mila euro) a fronte di un prestito iniziale di 100mila euro.
Secondo l’accusa, il gruppo si era riuscito ad inserire nel tessuto economico pescarese controllando dall’interno alcune società, tra cui una ditta di compravendita auto e moto: non solo intascavano parte dei proventi, ma si garantivano anche veicoli sempre “a disposizione”.
Altri due indagati, sono accusati di aver immesso nel mercato pescarese circa mille paia di occhiali di marchi lussuosi (Dior, Gucci, Fendi, Jimmy Choo, Dolce e Gabbana, Tom Ford e altri), per un valore complessivo di circa 120.000 euro; si tratta di una parte della refurtiva proveniente dalla ‘spaccata’ messa a segno la notte del 1 gennaio 2020, ai danni del negozio ‘Ottica del Teatro’, in via Solis, a San Severo.
Dalla ricezione dell’atto, notificato in data 6 dicembre, gli indagati hanno 20 giorni di tempo per presentare memorie e altra documentazione a propria difesa, o chiedere di essere interrogati.