Maxi sequestro ‘post mortem’ nel Foggiano, bloccati 700mila euro agli eredi del boss “Fic secc
I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, con il supporto del Servizio Centrale I.C.O., e i carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale stanno dando esecuzione a un decreto di sequestro di prevenzione – emesso, su richiesta della locale Procura della Repubblica, dalla III Sezione Penale del Tribunale barese, in funzione di Tribunale per la prevenzione – avente per oggetto beni (immobili, fabbricati e un compendio aziendale) del valore di circa 700 mila euro, riconducibili agli eredi di Pasquale Ricucci, soprannominato “ficsecc”, (accertamento compiuto nel corso del procedimento applicativo della misura di prevenzione patrimoniale, che necessita della successiva verifica nel contraddittorio con la difesa).
L’esecuzione del provvedimento rappresenta l’epilogo di complessi accertamenti, ai sensi della normativa antimafia che consente l’adozione di misure patrimoniali anche quando il soggetto destinatario della loro applicazione muoia prima dell’instaurazione del procedimento di prevenzione – come si è verificato nella vicenda in esame – nei confronti dei successori a titolo universale (c.d. proposta “post mortem”).
Il destinatario della misura di prevenzione sarebbe stato, difatti, riconosciuto quale soggetto connotato da una pericolosità sociale qualificata, tenuto conto del ruolo verticistico assunto nell’ambito di un’associazione per delinquere di stampo mafioso operante nell’area garganica, segnatamente a capo del clan Ricucci-Lombardi-Romito. In particolare, alla luce delle condanne definitive e delle numerose indagini in cui è stato coinvolto, ha svolto un ruolo apicale nell’ambito dell’associazione di stampo mafioso, in seno alla quale ha manifestato una particolare capacità intimidatoria verso quanti operavano nel settore agricolo e dell’allevamento del bestiame. Inoltre, il predetto si è reso responsabile della commissione di delitti lucrogenetici, quali furto, ricettazione, truffa ed estorsione.
Nel dettaglio, le articolate investigazioni – eseguite dall’Arma dei Carabinieri tra il 1999 e il 2021 – hanno consentito di ritenere che i proventi ed i frutti delle attività illecite condotte dal destinatario del provvedimento siano stati reimpiegati per l’acquisto dei beni oggetto del sequestro. Le risultanze emerse, base portante dell’odierna misura ai fini della ricostruzione della pericolosità sociale del citato pregiudicato, sono state documentate già nell’indagine “Omnia Nostra”,come pubblicato da Youfoggia.com in merito all’operazione condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri, che nel dicembre 2021 ha portato all’esecuzione di una misura cautelare nei confronti di 32 persone. Nel corso di quelle investigazioni è stato documentato il ruolo apicale, con compiti di capo e promotore, del soggetto interessato dalla misura, fino al periodo della sua morte.
In tale contesto la locale Procura della Repubblica ha successivamente delegato il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari a eseguire, relativamente al periodo in cui il proposto ha manifestato la pericolosità sociale di tipo “qualificato”, mirate indagini concernenti il tenore di vita, il reddito, le disponibilità finanziarie e il patrimonio dello stesso e dei suoi eredi a titolo universale, finalizzate a riscontrare una eventuale sproporzione con il reddito dichiarato o con l’attività economica svolta.
Nello specifico, le fiamme gialle baresi hanno acquisito copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni, nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo l’intero nucleo familiare investigato, verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della provvista economica. Il materiale così raccolto è stato oggetto di circostanziati approfondimenti investigativi che hanno consentito di accertare che il proposto, al momento del decesso, aveva disponibilità di un complessivo valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dal medesimo e dai soggetti con lui conviventi, rendendo fondata e concreta la convinzione che i beni, oggi oggetto di apprensione, costituiscano frutto/reimpiego dell’attività delittuosa svolta sia prima che dopo i relativi acquisti.
La presente operazione costituisce un’ulteriore testimonianza del costante presidio economico-finanziario esercitato dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari, anche in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri – in stretta sinergia con la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale e la Procura della Repubblica di Bari – finalizzato alla sistematica aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati dalle consorterie criminali anche mediante il ricorso alle misure di prevenzione previste dal Codice antimafia.