Presunta truffa al Casinò di Sanremo, 10 misure cautelari,foggiani e potentini gli organizzatori
Le carte uscivano dalla casa da gioco e vi rientravano dopo essere state taroccate con un fine lavoro di cesello da renderlo impercettibile agli occhi esperti dei coupier.In questo modo il Casinò di Sanremo sarebbe stato truffato da un gruppo di giocatori residenti nel Torinese, a Sanremo e a Carrara, che erano soliti frequentare il gioco Punto e Banco per barare all’esame della patente: denunciatoLa presunta attività criminale sarebbe andata avanti per mesi nel corso del 2002 e si sarebbe fermata nell’estate diquell’anno dopo che il Casinò aveva rilevato un numero di vincite anomalo. Secondo l’accusa tutto ciò sarebbe potuto avvenire grazie alla complicità di un ‘cartaio’.L’indagine condotta dalla Polizia e coordinata dal sostituto procuratore di Imperia Veronica Meglio, ha portato a 10misure cautelari. Sei sono gli arrestati, due in carcere e quattro ai domiciliari, per altri quattro è stato disposto l’obbligo di dimora. Tra gli arrestati finiti in carcere c’è il “cartaio”, Luigi Carbone, 58 anni, conosciuto come Silvio, di Sanremo, considerato una figura chiave. L’altro andato in una cella è Francesco Ricotta, 67 anni, nato a Riesi (Caltanisetta) e residente a Grgliasco (Torino), ritenuta la mente dell’organizzazione. Le accuse sono associazioneper delinquere finalizzata alla truffa, al peculato e alla corruzione. La truffa ammonterebbe a centinaia di migliaia dieuro.Luigi Carbone, aveva mansioni di cartaio o roulettier: una volta indagato, dopo aver ricevuto i primi riscontri dalla magistratura, lo aveva sospeso, poi – come prevedono la legge e i regolamenti interni – ebbe la possibilità di fornirespiegazioni sul proprio operato: spiegazioni ritenute troppo generiche e poco convincenti. Da qui il licenziamento. Secondo l’accusa era lui, su impulso di Ricotta, che aveva il compito di sottrarre e mettere a disposizione dell’organizzazione le carte prelevate alla casa da gioco che venivano “segnate” dai complici, in modo percepibile solo da chi era informato dell’alterazione. Le carte venivano poi riconsegnate a Carbone che le reintroduceva nel Casinò e predisponeva i mazzi contenenti le carte taroccate, collocandoli negli armadi da cui i croupier li prelevavano per utilizzarli ai tavoli da gioco. Conoscendo il tipo di manomissione delle carte gli indagati potevano riconoscere quelle migliori, condizione che permetteva loro di decidere se puntare o meno, avendo così ottime possibilità, se non la certezza, di vincere le manche.(Ansa)