L’Università di Foggia condanna l’intervento del giornalista che nega l’esistenza della mafia
Prof.ssa Donatella Curtotti (Direttore del Dipartimento Giurisprudenza) in occasione delle celebrazioni per il 31° anniversario della strage di Capaci condanna in maniera categorica le parole pronunciate in università da un giornalista.
La prof.Donatella Curtotti dichiara apertamente in un comunicato stampa cio’ che pensa:
“Oggi si celebra il 31° anniversario della strage di Capaci, che oltre a costare la vita a 5 servitori dello Stato (i giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro) e ferire altre 23 persone, viene identificata come il giorno in cui la società civile ribadisce pubblicamente la propria ferma ‘opposizione’ a chiunque ricorra a criminalità, intimidazioni, assoggettamenti mafiosi e omertà per impedire, oppure ostacolare, il libero esercizio della democrazia. Dentro questa ‘opposizione’ c’è di tutto”.
“Per esempio tutto quello che l’Università di Foggia ha fatto, per urlare, innanzi tutto a sé stessa, ogni forma di distanza dall’illegalità: prendendo posizioni nette su temi molto scomodi; ospitando personalità dell’antimafia (Teresa Principato, Sergio de Caprio meglio noto come ‘capitano Ultimo’, Federico Cafiero De Raho e da ultimo Nicola Gratteri, per citarne alcuni); organizzando festival dedicati all’antimafia (con ospiti come Roberto Saviano; Franca De Mauro, figlia del giornalista Mauro; Giovanni Impastato, fratello di Peppino e Sonia Alfano, figlia di Beppe; anche qui, solo per citarne alcuni); accreditando corsi di laurea come ‘Scienze investigative’ e ‘Scienze giuridiche della sicurezza’, unici in Italia; istituendo un insegnamento e creando un laboratorio sulla “’Criminalità organizzata’; proponendo il primo dottorato europeo in criminalità organizzata; trasferendo ai suoi studenti la necessità di un cambio generazionale di prospettive, visioni e mentalità, soprattutto in una terra difficile come la Capitanata; arricchendo i propri corsi accademici (di tutti i Dipartimenti) con importanti ospiti ed esperti in grado di illustrare scientificamente i vantaggi, sociali ma anche economici, derivanti dallo schierarsi sempre e comunque dalla parte dello Stato. Facendo, insomma, ciò che una istituzione deve fare: combattere la mafia con gli strumenti e le parole della cultura”.
La direttrice del Dipartimento di Giurisprudenza,prof. Donatella Curtotti, ha voluto distanziarsi su alcune dichiarazioni che negano la veridicità di eventi storici controversi dette durante un seminario online :
“Quello che invece non può essere considerata ‘opposizione’ alla mafia, è l’iniziativa didattica assunta nel nostro Ateneo invitando a dialogare con degli studenti un giornalista le cui posizioni negazioniste – tra le altre cose, sullo scioglimento per infiltrazioni del Comune di Foggia e l’esistenza stessa della mafia in città e nel territorio – erano già note, giacché precedentemente espresse sui social media e su testate a diffusione locale. Un episodio molto pericoloso, che rischia di vanificare conoscenze, competenze giuridiche, scientifiche e metodologiche – riferite all’approccio e al discernimento delle fonti trasferite in questi anni ai nostri studenti, oltre a veicolare senza controllo valutazioni soggettive attraverso l’autorità conferita da un’istituzione pubblica. Quanto successo, di fronte a un centinaio di nostri ragazzi, è un fatto che considero gravissimo. Non c’è nessun valore costituzionale (men che meno la libertà di parola) all’interno della mera divulgazione di idee personali, non documentate, che confliggonoapertamente con i principi etici dello Stato e con provvedimenti giudiziari ed amministrativi, che restano l’unico faro, non solo per giuristi, studiosi e studenti ma anche (e direi soprattutto) per i cittadini. In un’aula universitaria, si rischia facilmente di minare la struttura giuridica, sociale ed etica di chi stiamo formando, per tacere del rischio di disperdere il patrimonio di attività ed eventi con cui – dalla nascita di questo Ateneo – abbiamo marcato indelebilmente da che parte stiamo: dalla parte dello Stato. Anzi, noi siamo lo Stato. Non confondiamo, vi prego, iniziative personali con la reputazione di un’intera comunità accademica. Con questo spirito, spero che sia raccolto l’impegno profuso da tutte le risorse dell’Università di Foggia nella costruzione di un’intera settimana (23-28 maggio) dedicata alla Città che vorrei – Una bussola per la legalità. In questo modo l’Università di Foggia parla ai suoi giovani, il resto non fa parte della nostra idea di “opposizione” alla mafia. Il resto non fa parte della nostra idea di Stato”.