Tentato al caveau a Brescia, chieste condanne per 341 anni per 33 imputati”la criminalità cerignolana direzione e controllo”
Alcuni degli imputati nell’assalto fallito nel marzo 2022 al caveau Mondialpol di Calcinatello sono della famiglia Piarulli-Ferraro di Cerignola
I pubblici ministeri della Dda di Brescia Teodoro Catananti ed Erica Battaglia hanno chiesto condanne per 341 anni di carcere complessivi per 33 imputati coinvolti nell’assalto fallito nel marzo 2022 al caveau Mondialpoldi Calcinatello (Brescia) che avrebbe potuto fruttare 83 milioni di euro.
Alcuni imputati sono di Cerignola (Foggia), altri sono legati a cosche della ndrangheta calabrese, oltre ai basisti bresciani. Per tutti era già caduta l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Ricordiamo ai lettori di Youfoggia.com come doveva andare la rapina:
Il tutto doveva andare in una maniera tale che in 7 minuti avrebbero portato via l’ingente bottino
Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, la banda ha avuto una serie difficoltà solo nella ricerca dell’ariete che doveva demolire il deposito Mondialpol. Per fare questo necessitava un mezzo dotato di un martello pneumatico potente, detto un macchinario viene utilizzato da grandi aziende per fare grandi opere,infrastrutture di una certa grandezza. Il mezzo l’escavatore ,sarebbe stata individuata in uno dei cantieri della zona. Gli organizzatori sapevano che potevano avere,bastava pagare per averla e per comprare, da chi ne aveva la legittima disponibilità, oppure un pseudo furto con una tardiva denuncia del suo furto alle autorità competenti . Il mezzo poi sarebbe stato portato a Calcinato su un carrello e, una volta messo in funzione, avrebbe svolto il suo compito in pochi minuti. Penetrati all’interno del caveau di Mondialpol i rapinatori avrebbero comunicato attraverso telefoni dedicati, gli ultimi otto di una serie infinita, ma soprattutto attivato «jammer» per rendere impossibile l’uscita dal deposito di qualsiasi richiesta di aiuto.
Un blitz organizzato dalle forze dell’ordine all’ultimo momento,onde evitare che ci fosse una mega sparatoia,fece saltare il piano quando la banda aveva già i kalashnikov,fucili a pompa,bombe e chiodi per bucare auto delle forze dell’ordine.Secondo la Procura di Brescia i 29 avevano agito «per favorire l’insediamento nel territorio bresciano della cosca Pelle di San Luca e al fine di agevolare il rafforzamento del clan mafioso Piarulli-Ferraro e Di Tommaso operante in provincia di Foggia».