Pescara: Il clan Moretti teneva sotto scacco le vittime di usura
L’operazione della finanza sui presunti prestiti a strozzo, coinvolti commercianti di auto, ristoratori e gestori di lavanderie di Pescara interessi del 600%
L’operazione della Dda e Guardia di Finanza di Pescara, sfociata nel blitz dl 14 marzo con l’esecuzione di 11 ordinanze del gip di L’Aquila,tra cui 4 in carcere, 4 ai domiciliari, 2 obblighi di firma, 1 obbligo di dimora. Mentre carcere per Anna Rita Moretti, 43 anni, di Foggia, figlia e sorella dei capi-clan Rocco e Pasquale Moretti; Angelo Falcone, 35 anni, San Severo; Giovanni Putignano, 45 anni, di Torremaggiore residente a Pescara; e Luciano Russo, 32 anni di Foggia. Domiciliari per Vincenzo Pio Capobianco, 31 anni foggiano residente a Montesilvano; i fratelli Alessandro e Giovanni Marasco di 43 e 45 anni di Foggia; e Leonardo Mainiero, 34 anni, anche lui di Foggia. Negli interrogatori di garanzia davanti al gip all’indomani del blitz si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande. Sulla scorta di denunce, intercettazioni e documentazione prodotta dagli investigatori, i 27 indagati sono accusati a vario titolo di 19 imputazioni per fatti avvenuti a Pescara, Montesilvano, Foggia, San Severo, San Paolo Civitate tra il 2018 e il 2020.
I fatti:
Avevano creato un’associazione, una decina di presunti usurai.Il commerciante che ha denunciato, aveva chiesto un prestito di circa 200mila euro dovendone restituire oltre un milione. Interessi del 600%. Gli interessi erano altissimi tanto è vero che la somma arrivò ad parecchi zeri. L’imprenditore di auto fu minacciato svariate volte,tanto è vero che dovette trasferirsi in un appartamento non comunicando a nessuno il luogo. L’imprenditore confidò a un familiare la paura di essere ucciso. La Procura ha dichiarato:”Sussistendo quindi il fondato motivo, basato su elementi concreti e specifici, che le due persone offese siano esposte a violenza o minaccia per non deporre o deporre il falso”, i sostituti procuratori della Dda di l’Aquila Stefano Gallo e Luca Sciarretta hanno chiesto e ottenuto dal gip Guendalina Buccella di interrogare nei prossimi giorni con la forma dell’incidente probatorio (quindi alla presenza di indagati e loro difensori in modo da acquisire la prova prima del processo) un commerciante d’auto foggiano con interessi in Abruzzo e la compagna-collaboratrice, vittime di usura e estorsioni connesse alle pretese di saldare i conti.
Dalle carte si comprende che il Commerciante e compagna sono 2 delle 8 parti offese dell’inchiesta della Procura antimafia abruzzese che conta 27 indagati, alcuni dei quali ritenuti legati e/o contigui al clan Moretti/Pellegrino/Lanza della “Società”, che operava nella zona di Pescara con prestiti a strozzo a imprenditori della zona e trasferimenti fraudolenti di beni per mettere le mani su tre società/aziende, senza formalmente comparire come chi ne gestivano gli affari e intascavano i guadagni, secondo l’ipotesi accusatoria. La richiesta e l’ammissione dell’incidente probatorio è stata notificata a indagati, di cui 17 di Foggia e della zona dell’alto Tavoliere, e difensori.
La Procura di l’Aquila sostiene:
In pratica, contesta 4 episodi di usura con prestiti tra i 100mila e 200mila euro erogati a 2 tra ristoratori, commercianti d’auto e titolari di lavanderie abruzzesi con interessi su base annua oscillanti dal 23 al 600%; 1 estorsione e 2 tentativi di estorsione collegate ai prestiti; 9 trasferimenti fraudolenti di beni di un’azienda lattiero-casearia, una società del settore energetico-elettrico-gas, una concessionaria d’auto e moto, un appartamento e conti correnti; la ricettazione di mille paia di occhiali del valore di 120mila euro rubati in un negozio di ottica di San Severo il 9 gennaio 2020; le lesioni, per un ceffone alla collaboratrice del commerciante d’auto dei quali la Dda chiede adesso l’interrogatorio con la forma dell’incidente probatorio; e la violazione di domicilio. A fronte di 19 capi d’imputazione, per 10 accuse – 3 trasferimenti fraudolenti di beni, 4 usure e 3 episodi estorsivi – la Dda contesta a 14 indagati l’aggravante della mafiosità per aver agito per agevolare il clan Moretti; e in alcuni episodi estorsivi per aver utilizzato la forza di intimidazione mafiosa.