Badu:”La comoda fuga del boss”.L’agente arrestato doveva essere di guardia nel giorno della fuga del boss, ma si è dato ammalato
L’ipotesi che gli inquirenti hanno formulato che Salvatore Deledda,il 24 febbraio, avrebbe dovuto controllare il muro di cinta da cui Raduano si è calato con le lenzuola.
Da un articolo usciti su L’Unione Sarda sono emersi particolari che riportiamo.
I legali hanno richiesto i domiciliari, pertanto resta in carcere Salvatore Deledda.
L’agente penitenziario di 38 anni di Siniscola arrestato lunedì scorso per corruzione e introduzione illecita di cellulari nel carcere nuorese di Badu ‘e Carros dal quale lo scorso 24 febbraio è evaso il boss pugliese Marco Raduano,noto pregiudicato Foggiano .
Stando al brogliacco il Deledda quel giorno avrebbe dovuto essere di turno sulla garitta ma, è emerso dalle indagini, che era assente per malattia.
Inoltre nelle indagini sui telefonini, il poliziotto non ha risposto alle domande del gip di Nuoro Giacomo Ferrando, ha solo rilasciato una dichiarazione spontanea in cui si è difeso proclamandosi innocente.
Con lui era stata arrestata anche Carmela Mele, 45 anni, napoletana, sorella di Vincenzo, detenuto dell’alta sicurezza come Raduano, e di Giuseppe, soprannominato “o’ cacaglio”, capo dell’omonimo clan del quartiere Pianura del capoluogo partenopeo.
Secondo gli investigatori era lei ad inviare ai reclusi i pacchi contenenti i cellulari, e per farlo si serviva proprio di Deledda dietro una ricompensa di 1.450 euro. Quasi tutti i telefoni – ora sequestrati – erano arrivati nella cella di Vincenzo Mele.
L’indagine della Procura di Nuoro sui due arresti viaggia parallelamente a quella della Dda di Cagliari sull’evasione di Raduano, ma è stata aperta 5 mesi prima della fuga del boss. A far scattare l’inchiesta, coordinata dal pm Andrea Ghironi, sarebbe stato l’ex comandante della Polizia penitenziaria del carcere nuorese, Francesco Dessì, sostituito subito dopo l’evasione.