Lecce:Sei funzionari delle forze dell’ordine diedero armi a De Benedictis, accusati di falso e peculato
La Procura di Lecce non si ferma,va avanti. Dall’interrogatorio del 27 marzo 2022 esce fuori che sei poliziotti del nucleo artificieri, due ormai in pensione e altri quattro tuttora in servizio,erano complici di De Benedictis.
Nella perquisizione svolta nella villa di Andria furono sequestrate oltre 200 armi e migliaia di munizioni. Da un controllo successivo risulto che cerano anche armi da guerra. Nell’aprile 2021 nel deposito sotterraneo di della villa di Andria,il giudice si accollo la gran parte delle armi di proprietà. Alla domanda “Chi le ha dato queste armi,come se le procurava?” l’ex giudice barese Giuseppe De Benedictis , rispose”Mi sono state cedute da alcuni magistrati e da alcuni poliziotti”.
È l’ipotesi attorno alla quale ruota la nuova indagine della Procura di Lecce nata dall’inchiesta sull’ex giudice. Dopo queste dichiarazioni la Procura di Lecce ha convocato sei poliziotti del Nucleo Artificieri della Questura di Bari, due ormai in pensione e altri quattro tuttora in servizio, ai quali è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari per i reati, a vario titolo contestati, di falso in atto pubblico, peculato, detenzione e cessione di armi clandestine, aggravati dall’aver agito “nell’esercizio delle funzioni istituzionalmente ricoperte”.
A renderli responsabili, i sei poliziotti sarebbero state dichiarazioni dell’ex giudice, che dopo essere stato arrestato ,ha reso parecchie dichiarazioni in merito all’arsenale oltre al contenuto delle intercettazioni ambientali e telefoniche svolte.
Ricordiamo che la Procura di Lecce ha dato mandato alla Squadra Mobile di Bari, coordinati dal pm di Lecce Alessandro Prontera, lo stesso che ha indagato sull’ex gip, in tre diverse occasioni – tra il 2015 e il 2021 – in merito ai sei poliziotti che avrebbero falsificato i verbali di rottamazione delle armi e relativa distruzione delle cartucce, dichiarando di aver reso mitragliette e pistole inutilizzabili ma in realtà le avrebbero mantenute integre per poi cederle a De Benedictis.
Ricordiamo ai lettori di Youfoggia.com che le armi due mitragliette calibro 7.65 da guerra, una pistola semiautomatica con matricola abrasa e un revolver sono state sequestrate il 29 aprile 2021 nella villa di Andria di proprietà dell’imprenditore agricolo Antonio Tannoia. Lì, quando gli agenti della Mobile arrivarono, trovarono più di 200 pezzi, tra fucili mitragliatori, fucili a pompa, mitragliette ,tra cui due kalashnikov, due fucili d’assalto AR15, sei mitra pesanti Beretta MG 42, 10 MAB, 3 mitragliette UZI, armi antiche e storiche, pistole, esplosivi, bombe a mano e una mina anticarro, oltre a circa 100mila munizioni.
Ricordiamo ai lettori di Youfoggia.com che proprio il ritrovamento dell’arsenale, fece scattare a De Benedictis il secondo arresto del 13 maggio. Attualmente è detenuto ai domiciliari dopo aver passato 7 mesi in carcere.L’ordinanza gli fu notificata in carcere dove si trovava già dal 24 aprile per corruzione in atti giudiziari . Per entrambe i reati l’ex gip di Bari fu processato e condannato in primo grado con rito abbreviato,ebbe 12 anni e 8 mesi di reclusione per le armi e altri 9 anni e 8 mesi di reclusione per quattro episodi di tangenti intascate in cambio di scarcerazioni. Ed entrambi i processi si dovrà andare in appello.
Il 9 Marzo 2023 si è celebrata l’udienza di secondo grado per la detenzione dell’arsenale, della quale l’ex giudice risponde in concorso con Tannoia ,condannato a 12 anni e 8 mesi di reclusione. Mentre il caporal maggiore capo scelto dell’Esercito Antonio Serafino, ha patteggiato la pena a 5 anni di reclusione.
“Plausibilmente con la compiacenza se non proprio con il contributo di pubblici ufficiali infedeli”.
I sostituti procuratori salentini hanno lavorato per mesi, dopo il sequestro dell’arsenale della villa di Andria, l’ipotesi di lavoro è stata una “possibile sottrazione di talune delle armi in sequestro, – si leggeva negli atti a carico dell’ex gip – plausibilmente con la compiacenza se non proprio con il contributo di pubblici ufficiali infedeli”.
Adesso le indagini vanno avanti complicando ancora di più la situazione e rendendo l’ambiente della Polizia di Stato Nucleo Artificieri al quanto viscido. L’ ipotesi è scritta nero su bianco in cinque capi di imputazione contestati a sei poliziotti. A cedere materialmente le quattro armi a De Benedictis sarebbe stato uno di loro, l’ex responsabile del nucleo artificieri, dopo essersene assicurato la disponibilità con la complicità di cinque suoi sottoposti.