Foggia:Pippo Cavaliere risponde alla Lega che finge di non sapere: l’emergenza criminalità è una priorità dello Stato dal 9 agosto 2017
Trovo estremamente grave che autorevoli esponenti della Lega non si siano accorti che l’emergenza criminalità costituisce da tempo una priorità per lo Stato, a partire dal lontano 9 agosto 2017, il giorno del martirio dei fratelli Luciani. In questi 5 anni centinaia di arresti, interdittiveantimafia, sequestri di capitali, condanne esemplari e tanto altro. Ma la Lega fa finta di non sapere. Ed ancora più grave è che la questione criminalità e l’indegno tentativo di screditare le istituzioni preposte a fronteggiare quest’emergenza, vengano utilizzati strumentalmente per fini meramente politici ed elettorali. In questo modo si acuisce il senso di sfiducia dei cittadini nei confronti dello Stato, si favorisce un pericoloso effetto destabilizzante, quando la gravità della situazione, a partire dallo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, dovrebbe indurre a più attente riflessioni, ad un maggior senso di responsabilità, ad un lavoro in sinergia, ad un’azione congiunta.Ricordo ancora quando la ministra Luciana Lamorgese, nel corso di una riunione a Roma del Comitato di Solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura, di cui faccio parte, dopo aver tratteggiato la gravità della situazione in Capitanata, snocciolò, con dovizia di particolari, i contenuti dell’operazione “Alto Impatto”, che si era conclusa da pochi minuti in Città, a dimostrazione di come il Viminale seguisse passo passo la questione e di quanto sia vicino alla collettività foggiana. Alla accuse di sterili passerelle e agli slogan di sapore elettorale, i cittadini foggiani rispondono con un sentito ringraziamento alle forze dell’ordine, che ogni giorno mettono a repentaglio la propria vita, alla procura distrettuale ed a quella foggiana ed alla prefettura, per lo straordinario impegno profuso per contrastare il dilagante fenomeno criminale. Una battaglia che ci vedrà vincitori nei confronti della “quarta mafia” solo se uniti e compatti, non divisi da sterili quanto inopportune polemiche strumentali.