Appalti pubblici, individuata la “spia” del Ministero che favoriva il gruppo del Cosentino
Dopo appurate indagini la Procura della Repubblica di Paola ha individuato la chi avvisava i soggetti interessati.
La “persona che collaborava con i gli amici degli amici” del Ministero degli Interni che svolgeva la mansione di informatore del Basso Tirreno Cosentino. In questo settore ci sono molte persone che vorrebbero mettere le mani su i lavori che in Calabria si dovranno fare.nelle intercettazioni si legge nelle trascrizioni “ci saranno montagne di denaro pubblico che ci stancheranno di contarli”.
La persona individuata è un dirigente che si è recato pure a Cleto per prendere parte a un riunione con politici e tecnici. Le indagini fanno riferimento all’inchiesta penale per corruzione e turbata libertà degli incanti, ordinata dal procuratore capo della Repubblica di Paola, Pierpaolo Bruni, e gestita dai sostituti Maria Francesca Cerchiara e Teresa Valeria Grieco, che proprio in questi giorni hanno ottenuto importanti vittorie in sede di Tribunale del Riesame di Cosenza.
Ricapitoliamo con ordine. Cosimo Bianchi, funzionario del Ministero,dalle indagini svolte dagli inquirenti, avrebbe,usiamo il condizionale, fornito supporto e dato notizie riservate, ad alcuni per ottenere quasi un milione di euro di fondi pubblici da destinare a opere pubbliche gestite un cartello di professionisti gravitanti nel Comune di Cleto,che sembrerebbe sempre lo stesso.
Il procuratore Bruni firmo un mandato di perquisizioni in Calabria e nel Lazioe in altre regioni limitrofe. Questi soldi venivano stanziati dal Ministero dell’Interno grazie agli “amici di Roma” che avevano sempre un occhio di riguardo per un gruppo ristretto di progettisti di opere pubbliche preventivamente individuati, violando la normativa sugli appalti. L’operazione della Guardia di finanza interessò Latina, nel Lazio, e Cleto, Piane Crati, Montepaone, Sansosti e Grimaldi, nelle province di Cosenza e Catanzaro.
Le “microspie” piazzate negli uffici del Comune di Cleto, dove si svolgevano i “le riunioni”, sono servite a rendere più chiara la situazione per gli inquirenti,come il sistema corruttivo operava. Hai diversi indagati a cui vengono contestati, a vario titolo, corruzione e turbata libertà degli incanti, sono: Sandro Bonacci (Latina), Domenico Presta (Buonvicino), Marcello Mazza (Piane Crati), Giuseppe Longo (Cleto), Pantaleone Francesco La Valle (Soverato), Felice Stefano Marascio(Montepaone), Arturo Veltri (Cosenza), Paolo Stilla (Grimaldi), Carmela Di Cianni (Sansosti). Ed ora è pure giunta la decisione del Riesame, interessato proprio da Cosimo Bianchi.
L’ istanza proposta contro il decreto di perquisizione e sequestro emesso dal Pm il 18 novembre scorso è stata rigettata dal collegio penale cosentino. E il Bianchi è stato condannato alle spese di giudizio. Per il Riesame esistono gli accordi corruttivi illeciti tra l’ex sindaco di Cleto Giuseppe Longo e gli altri coindagati (Bianchi, Bonacci, Presta e Mazza) i quali, «si sono rivelati in grado, da un lato, di stipulare patti corruttivi, con l’amministrazione comunale finalizzata alla assegnazione degli incarichi di progettazione, dall’altro lato, di interloquire con funzionari del Ministero dell’Interno deputati alla erogazione dei finanziamenti in favore del Comune dai quali ricevono informazioni privilegiate con riferimento ai medesimi finanziamenti».