LA PANDEMIA NON BLOCCA LA CORRUZIONI NELLE FORZE DELL’ORDINE.
Nonostante l’anno pandemia ma la corruzione nei concorsi, continua ,mazzette per migliaia di euro,dopo i casi di questa estate l’inchiesta di allarga ancora e scopre altri casi che fanno conoscere retroscene assurse,nuovi casi.
Dalle indagini, avrebbero, usiamo il condizionale, promesso e agevolato ad alcuni delle prove psico-attidudinali per entrare nel corpo dei carabinieri, dell’esercito, dell’aeronautica Militare) e della Polizia Penitenziaria in cambio di mazzette. Sono molti gli indagati e altrettante le misure cautelari richieste dalla Procura della Repubblica di Napoli.
Tra le persone coinvolte c’e una persona conosciuta, Aniello Aversano, assistente capo della Polizia penitenziaria presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere, Gennaro Fatone, vigile urbano del Comune di Caivano, nel Napoletano, e Giorgio Spina, caporal maggiore dell’Esercito che presta servizio nella caserma di Maddaloni, in provincia di Caserta. Per loro sono stati disposti gli arresti domiciliari.In tutto sono tra i 14 e le 16 persone coinvolte.
Gli investigatori, hanno ricostruito che avrebbero avuto un ruolo di intermediazione nei rapporti corruttivi. Già a giugno /luglio scorso erano stati colti in flagranza di due agenti della Polizia penitenziaria,
Errico Spena e Maurizio Russo, sorpresi mentre ricevevano una ingente mazzetta di 8mila euro.
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Corruzione nei concorsi, l’inchiesta
La Procura ha descritto nei verbali ,si legge che è stata organizzata “una estesa ramificazione dei contatti corruttivi e delle complicità rilevanti per l’illecita condizionamento delle procedure concorsuali“.
Un’indagine quella di Napoli che getta ancora più ombre e dubbi su alcuni membri delle forze dell’ordine con accuse che al momento restano tali e devono ancora essere provate.
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Con questi episodio il carcere di Santa Maria Capua Vetere torna ancora a far parlare di se , nelle pagine delle cronache giudiziarie. Proprio in questi giorni, la Procura casertana aveva chiesto il rinvio a giudizio per 108 persone per i casi di violenze avvenute nella casa circondariale durante la prima ondata di pandemia.