PNRR: LA PARTITA DECISIVA
Le questioni rilevanti su cui discutere
sono tante, a partire dall’imprescindibile
recupero e riqualificazione delle periferie
La battaglia per la legalità, e segnatamente contro i poteri criminali, non è un optional. Nel nostro Paese, nel nostro Mezzogiorno e nel nostro territorio di Capitanata e Foggia, è la priorità delle priorità, perché sappiamo per esperienza ed evidenza che la presenza e il potere delle mafie sono la zavorra e l’impedimento di qualsiasi prospettiva o auspicio di sviluppo, di progresso economico e soprattutto di progresso sociale.
Da sola, però, questa battaglia è insufficiente, sia che la si intenda come l’indispensabile attività repressiva di forze dell’ordine e magistratura, sia che si ponga mente ad un’altrettanto necessaria azione preventiva; la partita decisiva resterà quella della lotta al sottosviluppo, alla disoccupazione, alla povertà, al bisogno, alla dispersione scolastica.
Per questo trovo grave il silenzio e l’afasia complessiva del nostro territorio rispetto al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Non solo perché non c’è sindaco del Mezzogiorno che non possa fare proprie le parole allarmate e ultimative del primo cittadino di Napoli, Gaetano Manfredi, ma perché è chiarissimo a tutti che questa poderosa iniezione di risorse europee, più copiosa del Piano Marshall, sarà l’ultimo treno da prendere, l’ultima occasione per colmare o almeno ridurre il divario fra i nostri territori e quelli del Nord.
Tutto lascia pensare, invece, che a causa dei tempi strettissimi richiesti per la cantierizzazione e l’ultimazione delle opere, per la stessa epocale complessità dello sforzo da mettere in campo, le aree forti del Paese avranno maggiore voce in capitolo non solo per accaparrarsi buona parte delle risorse, ma anche per decidere l’allocazione di quelle che arriveranno qui. E questo saremo costretti addirittura a piatirlo, se continueremo a temporeggiare. Di fronte a progetti di enorme interesse, come ad esempio la rivoluzione del sistema urbano dei trasporti in programma a Bari, il nostro silenzio risulta ancora più imbarazzante. Intendiamoci, ci sono isole felici: il nostro Ateneo ha costruito una task-force di prim’ordine, che a quanto sembra ha fatto un ottimo lavoro, sia pure preliminare. Ma occorre che l’azione sia portata avanti e sostenuta dalle associazioni di categoria, dai sindacati, dagli ordini professionali e soprattutto dalla politica e dal sistema dei governi locali. Nessuno di questi attori da solo è in grado di vincere questa sfida. Tutti insieme abbiamo forse una possibilità di farcela. Ma il tempo a disposizione non è molto.
È inevitabile che questo ragionamento chiami in causa anche la Commissione Prefettizia che per i prossimi mesi gestirà il Comune. È chiaro che il loro principale compito è quello di fare giustizia di un recente ed inglorioso passato; ma è altrettanto evidente che non può essere il loro compito esclusivo, perché maiora premunt e il tempo non aspetta. Nessun serio ragionamento sullo sviluppo del territorio di Capitanata può prescindere dalla forza economica e demografica del suo capoluogo, dalle sue istituzioni e da chi ne porta la responsabilità. La città di Foggia deve riconquistare il legittimo ruolo di centralità all’interno del sistema Capitanata, che rimane inchiodata al terzultimo posto nella classifica sulla qualità della vita, come attestato dallo studio edito da Italia Oggi. È chiaro che questo imperativo categorico non può essere rispettato senza il concorso e il contributo ad adiuvandum dei corpi intermedi cui facevo riferimento, senza la cittadinanza attiva, senza l’opinione pubblica. Chiamati tutti, in modo trasparente, partecipato e democratico, a proporre non un libro dei sogni e dei desideri, ma interventi significativi e coraggiosi, i cosiddetti “interventiresponsabili” allineati agli obiettivi del sistema-Paese, che non si disperdano nei soliti mille rivoli di un clientelismo ostile all’innovazione.
Le questioni rilevanti su cui discutere sono tante, a partire dall’imprescindibile recupero e riqualificazione delle periferie, dagli interventi sul lavoro delle donne nella provincia d’Europa con il più basso tasso di occupazione femminile ai sistemi intermodali di trasporto, dalla destagionalizzazione del nostro turismo all’internazionalizzazione dei mercati per li nostri prodotti agricoli ed enogastronomici, e così via, non trascurando una ricognizione delle risorse tuttoraesistenti e disponibili che rinvengono dalla stagione della programmazione negoziata e dei Patti Territoriali.
Senza questo impegno la battaglia per la legalità, preziosa e indispensabile che sia, rischia di essere una sterile fatica di Sisifo. Riflettiamoci.
Pippo Cavaliere