SISTEMA INTRECCIO CAPRISTO, AMARA, PARADISO, DA TRANI A TARANTO CON PASSAGGIO MESSINA,MILANO.
Nelle varie perquisizioni effettuate i documenti trovati all’avvocato siciliano, arrestato nell’inchiesta sui falsi depistaggi Eni e sui vari interessi legati al gruppo di potere creatosi tra Amara ,Capristo e Filippo Paradiso erano svariati.Andavano dalla Economia, interessi industriali,Sanitari, Ambientali, occupazionali a falsi reati di concussione a falsi casi corruzione a pressioni di atti di procedure fallimentari per vendite di strutture sanitarie e infine a inquisizioni di estorsioni a prelati . I nascondigli per la conservazione della documentazione erano svariati dai sotto cassetti ai laterali degli armadi sotto cassetti di scrivanie attaccati con nastro adesivo , sotto delle sedie e infine nell’auto dell’ex procuratore di Taranto sotto il ruotino della ruota di scorta ,finito ai domiciliari il 19 maggio scorso nella sua casa a Bari ,dalla procura di Potenza. Il Nucleo della Guardia di Finanza di Finanza di Potenza e di Molfetta in una verifica amministrativa sui movimenti bancari , riscontro di una movimentazione al quanto anomala dubbia per un procuratore della repubblica che movimentasse una ingente somma di denaro di circa 500mila euro prelevati.
Dai documenti ritrovati si evidenziarono falsi depistaggi.Si è riscontrato un vero e proprio sistema intreccio a perseguire vantaggio sia personale che economico politico o a che possa servire per un proprio interesse futuro per incarichi politici o per se o persone vicine. I riscontri si sono ritrovati con dettagli dell’inchiesta che hanno riguardato i conti del magistrato accusato di aver fatto pressioni, per il tramite di suoi fedelissimi, sulla pm Silvia Curione, affinché accelerasse la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di un uomo denunciato per usura dai fratelli imprenditori Cosimo, Giuseppe e Gaetano Mancazzo, ritenuti vicini a Capristo.I documenti ritrovati al di sotto della tappezzeria dell’auto evidenziano pressioni sui diversi settori di interesse.
I poliziotti della Squadra Mobile e i finanzieri di Potenza nel corso della perquisizioni trovarono molti documenti con trascrizioni di tutto ciò che veniva effettuato un doppio fascicolo di procedura testi e trascrizioni atti della Procura.I vari documenti con dettagliati appunti,note minuziose con numeri di telefono e particolari che evidenziavano una scrupolosa attività investigativa a che si conducesse una vera e propria attività di indagine a rendere reale il fatto.La procura potentina avviando una serie di verifiche e di accertamenti per approfondire una pista già iniziata tempo fa dalla procura di Messina che ha iscritto Capristo nel registro degli indagati con l’accusa di falso.L’indagine siciliana risale al periodo in cui Capristo guidava la procura di Trani legata alla vicenda del falso complotto di depistaggio dei pm della Procura di Milano sulle tangenti Eni inerenti i pozzi petroliferi in Etiopia. Uomo regista in tutto questo era l’avv.Amara super consulenze di Eni.Tutto ciò venne fatto per creare ad ostacolare le indaglombarde, creando una serie di falsi dossier a diverse procure e tra queste quella di Trani.L’ex procuratore Capristo inviò il fascicolo all’allora pm Giancarlo Longo di Siracusa, uomo vicinissimo ad Amara, che dopo le accuse ha patteggiato 5 anni di reclusione lasciando subito dopo la magistratura. La procura messinese, riscontro che alcuni passaggi, obbligati per procedura non furono effettuati per competenza di ufficio, Capristo avrebbe dovuto inviare tutto a Milano ed è per questo che è scattata nei suoi confronti l’accusa di abuso d’ufficio.
GIUSTIZIA & IMPUNITÀ
Dalle verifiche che i sostituti tramite gli inquirenti riscontrarono nelle indagini molto oculate e dettagliate, evidenziarono diverse “coincidenze” con i racconti di Piero Amara sarebbero poi proseguiti anche a Taranto -Amara con il suo savoir-faire entrò infatti nello staff di legali che prese parte alla “trattativa” del 2017 fra la procura di Taranto, guidata proprio da Capristo e i legali di Ilva in amministrazione straordinaria per costruire una proposta di patteggiamento che avrebbe dovuto consentire all’ Ilva di uscire dal maxi processo
“Ambiente svenduto”.
In passato, il predecessore di Capristo a Taranto, Franco Sebastio, con il pool di inquirenti che indagava sull’Ilva aveva respinto le richieste degli avvocati, ma con l’arrivo di Capristo la situazione cambio in maniera repentina con un punto di vista che diede una ottica all’ Ilva, una visione più aperta è realizzabile a che scopi e interessi del gigante siderurgico venivano tutelati.
La procura diede il suo assenso alla proposta di patteggiamento che fu respinta dalla corte d’assise di Taranto.
(Staff della Casellati)
Per Capristo al Csm i pm potentini dalle carte ritrovate è in più riscontrati e confermati dalle verità di Amara su Capristo -faceva favori ad Amara. Ed era ricambiato.Quest’ultimo insieme a Paradiso, aveva organizzato un sistema “continuo, perpetuo di esortazione di incitazione ad attività di raccomandazione a sollecitazione in favore del pm “su membri del Csm (da loro conosciuti direttamente o indirettamente) e su” persone “ritenute vicine con possibilità di influire su questi ultimi”.Il tutto in occasione della pubblicazione di posti direttivi vacanti d’interesse” dello stesso Capristo, “fra cui la Procura generale di Firenze, la Procura della Repubblica di Taranto ed altri”. Sulla vicenda fu sentita anche l’attuale presidente del Senato, Elisabetta Casellati, membro del Csm dal 2014 al 2018. La dichiarazione del Presidente del Senato fu “Per quanto io ricordi”, Filippo Paradiso “non ha mai interloquito con me in ordine alle domande presentate dal dottor Capristo”.Il funzionario di Polizia diventerà suo consulente: “Posso dire che il primo incontro con lui (con Paradiso,) risale, credo di ricordare, all’autunno 2015” aggiungendo che di lui fu l’allora “sottosegretario Gianni Letta” a parlargliene “assai bene, per averlo conosciuto nel periodo del governo Berlusconi quando aveva lavorato alla presidenza del Consiglio”. E fu Letta che “mi chiede se potevo accoglierlo nel mio staff”. Cosa che avvenne: “Nel frattempo, nel marzo del 2018 – ha messo a verbale – sono stata eletta presidente del Senato. Io lo accolsi nel mio staff a ottobre del 2018, a titolo gratuito, nella qualità di consigliere, per l’organizzazione di convegni.Paradiso, dai documenti ritrovati nel box auto dai sostituti di Potenza, era l’uomo che Amara utilizzava per stabilire i contatti con politici e magistrati e promuovere la candidatura di Capristo. “Avrò incontrato il Paradiso 7/8 volte -continua il Presidente del Senato – nel periodo in cui ero membro del Csm sia nel periodo successivo”. Anche se, chiarisce , quando era al Csm, Paradiso le avrebbe parlato di “questioni di geografia giudiziaria, molto generali. Non ho memoria di interlocuzioni su specifiche questioni o specifiche nomine”. I pm glielo chiesero sia in relazione alla nomina di Capristo che per quella di Giancarlo Longo, sostituto procuratore a Siracusa arrestato per “aver venduto ad Amara la sua funzione giudiziaria” e che all’epoca correva per la procura di Gela.Invece sulla nomina di Capristo, Casellati risponde ai magistrati che è stata oratrice della pratica relativa al Pg di Bari, e “in quell’occasione la mia proposta, che era la nomina di Capristo, risultò perdente”. In quella occasione Capristo perse per un soffio. La votazione, infatti, era finita in parità ed ebbe la meglio la sua rivale solo perché più anziana.L’ex procuratore Capristo -continua Casellati spiegando – dunque che a quel punto “Capristo venne nominato all’unanimità a Taranto anche se in questo caso io non ero più l’oratore,e Paradiso, anche in questo caso, per quanto io ricordi, non ha mai interloquito con me in ordine alle domande presentate dal dottor Capristo”. Quest’ultimo, parlando dell’attuale presidente di Palazzo Madama, diceva: ”È una grande donna…e si è sempre battuta per me”.
E spunta il nome di Palamara:
“Su Capristo troppe cose mi hanno annientato ”Dalle riscontrante effettuate sia sulle carte e sulle varie intercettazioni effettuate tramite troian installati nei vari cellulari di persone interessate e coinvolte c’e ne una estratta dal cellulare di Luca Palamara. Che evidenziava una suo inappagamento non sembrava particolarmente entusiasta della nomina a procuratore di Taranto, anzi. Parlando con il consigliere Francesco Cananzi diceva che del magistrato che sarebbe poi arrivato nella città dell’Ilva “si dicono cose pessimus ”. E concludeva: “Purtroppo troppe cose mi hanno schiacciato”. Per il gip con quelle parole stava alludendo “al ‘peso’ delle azioni insistenti ricevute a poter influire sulla volontà per la nomina di Capristo, nonostante questi godesse di ’nefanda reputazione”.