GAZZETTA:LO SFREGIO DI LEDI E IL CAOS CURATELE ECOLOGICA:BASTA LE SCELTE DA RIVEDERE
Chi pensava che lunedì 4 ottobre potesse essere una data importante per la Gazzetta del Mezzogiorno, probabilmente si sbagliava. Ancora una volta, purtroppo, siamo stato facili profeti e il rischio è che ora stia venendo a galla un “disegno” – legittimo o no non spetta a noi dirlo ma si intuisce – che ha visto come testimone “immobile” una procedura fallimentare.
Un comportamento che potrebbe portare alla definitiva distruzione della storica testata nel giro di pochissimo tempo, finendo col favorire inconsapevolmente un progetto di Ledi (la società dei fratelli Ladisa gruppo operante nella gestione di appalti della ristorazione in enti regionali e comuni pugliesi e lucani) che in queste ora ha tirato giù la maschera.
Ledi ha creato, in data 8 settembre, una nuova testata “concorrente” alla Gazzetta, chiamandola “La Nuova Gazzetta di Puglia e Basilicata”.
Uno sfregio in piena regola, uno schiaffo che sembrerebbe simboleggiare una vera e propria spregiudicatezza di chi, contando su una sorta di impunità, ha pensato bene di giocare a suo favore l’esclusione dalla procedura per l’acquisizione della testata e rimediare alla figuraccia fatta dopo lo stop alle pubblicazioni. Ledi, infatti, con il ricorso in tribunale contro l’omologazione del concordato alla concorrente Ecologica spa, ha provocato esclusivamente l’allungamento dello stop alla Gazzetta, ferma dal 2 agosto proprio per la rinuncia improvvisa (dell’ultim’ora) alla proroga della gestione nonostante il suo impegno a proseguire le pubblicazioni sino a fine agosto.
In tutto ciò i curatori di Mediterranea (azienda proprietaria della Testata) e lo stesso Tribunale – avrebbero ignorato ben tre sollecitazioni formali da parte di Ecologica ad accettare un fitto provvisorio di ramo d’azienda; all’istanza non ha fatto mai seguito alcun riscontro determinando lo sfacelo totale e offrendo a Ledi un assist pazzesco per riorganizzarsi e fondare addirittura una iniziativa concorrente.
E così, ha cavalcato l’onda di un ricorso finalizzato evidentemente a guadagnare tempo piuttosto che “conquistare” la Testata (insieme all’affare del palazzo della vecchia sede di via Scipione l’Africano) prendendosi gioco di due curatele “colpevoli” di… eccessiva prudenza.
Dicevamo dell’udienza di lunedì, giorno in cui il tribunale aveva fissato la discussione del reclamo di Ledi contro la proposta di omologa di Ecologica, dell’opposizione di Ecologica per estromettere Ledi e dell’eventuale e conseguente omologa del concordato.
Una data che si sarebbe rivelata spartiacque ma che in realtà rivelarsi una doccia gelata.
Una scelta motivata dallo stop alle pubblicazioni a partire dal 2 agosto.
Nonostante ben tre richieste a proseguire provvisoriamente a una gestione della testata, nonostante una comunicazione agli abbonati della Gazzetta da parte di Ledi che praticamente rinviava tutto a data da destinarsi, passando dalla gestione confusa dei contratti pubblicitari (alcuni addirittura con scadenza sino a fine anno), per poi arrivare alla creazione di una nuova testata, non solo concorrente, ma per giunta “scopiazzando” il naming della stessa storica Testata.
Il ragionamento di Ecologica è: ho fatto una proposta di 5 milioni impegnandomi ad assumere 134 dipendenti quando il giornale andava in edicola.
Adesso, nel giro di due mesi, è avvenuta questa lenta demolizione, anche a causa – probabilmente se non certamente – di comportamenti superficiali da parte delle due curatele visto che, oltre a Mediterranea, è in gioco anche Edisud.
Insomma Ecologica intende fare “riflessioni” e capire come intende comportarsi il Tribunale su cui grava l’intera gestione della procedura, attraverso i suoi curatori alle prese con un pasticcio dietro l’altro.
Una scelta che rischia di provocare un terremoto sulla pelle non solo di due comunità, ma soprattutto sulle spalle della famiglie di 134 dipendenti (tra giornalisti e poligrafici) senza retribuzione da due mesi.
Il punto è: cosa intende fare il Tribunale, cioè la curatela fallimentare di Mediterranea, rispetto a quest’ultima novità – la creazione di una testata concorrente che ridicolizza il nome della VERA Gazzetta – che sta letteralmente dando l’ennesimo colpo di bulldozer a un bene riducendone il valore? Domande (e sospetti) che iniziano ad aleggiare sempre più frequentemente insieme al silenzio della politica che preferisce affidarsi a post “pilateschi” piuttosto che scendere in piazza insieme ai giornalisti e ai poligrafici (quelli ancora fedeli alla Testata e non folgorati sulla via… della Zona industriale di Bari).
A questo pasticcio se ne aggiunge un altro.
Ledi, il 30 luglio, ha comunicato la retrocessione di tutti i dipendenti al Fallimento Edisud che, però era “inattivo”, visto che il tribunale ha decretato lo stop all’esercizio provvisorio il 9 dicembre 2020, alla vigilia dell’ingresso di Ledi.
Ad oggi, almeno fino a pochi giorni fa, i dipendenti risultavano in capo a Ledi che a quanto pare non avrebbe fatto le comunicazioni obbligatorie per leggi al Centro per l’impiego di Bari.
Ne’ il fallimento Edisud ha ripreso in carico i dipendenti a seguito di una retrocessione non concordata, perché l’azienda non esiste più.
Insomma, 134 lavoratori risultano licenziati collettivamente da Ledi dal 31 luglio, senza rispetto delle procedure di legge e senza preavviso, ma risultano per i centri per l’impiego (e per l’INPS) ancora in servizio presso Ledi. Sotto schiaffo e senza stipendio da oltre due mesi.
Insomma, giornalisti e poligrafici vivono uno status giuridico incerto perché da un lato hanno ricevuto una comunicazione dalla Curatela che li prende in carico dal 1 agosto e li “sospende” per inattività, dall’altro risultano ancora dipendenti di Ledi.
A pensare a male è peccato, ma spesso ci s’azzecca, recitava un vecchio politico.
Lunedì, alle 11.30, i giornalisti hanno organizzato un flash mob davanti al tribunale.
Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. E chissà se qualche politico avrà il “coraggio” di affacciarsi…