Donne sottopagate, in Puglia approvata la legge per la parità retributiva
Per le donne sino a 2.300 euro di differenza rispetto agli stipendi degli uomini. Ma ora il Consiglio ha approvato la norma per la parità retributiva, la Puglia è la prima in Italia
MEDIAMENTE, ogni mese una donna dirigente in Puglia guadagna 2.300 euro in meno rispetto ad un pari collega uomo, ma il gap salariale di genere riguarda quasi tutti i settori: le impiegate arrivano a percepire 800 euro in meno, le apprendiste 160 euro, le donne quadro 700 in meno. Un differenziale salariale che oscilla dal 20 al 31% in sfavore delle donne. Ma non è soltanto un problema di guadagno, seppure aspetto fondamentale, c’è anche l’aspetto occupazionale da valutare: in Puglia, infatti, solo il 37,7% degli occupati sopra i 15 anni è donna. Disparità che finisce inevitabilmente per ripercuotersi sul regime pensionistico con il 46% di donne titolari di pensione, nonostante il dato demografico parli di una presenza del 51,5% del genere femminile.
E’ da questa fotografia che è partita l’iniziativa che, ieri, ha portato la Puglia ad essere la prima regione in Italia ad approvare, all’unanimità, una legge per promuovere la parità retributiva, il sostegno dell’occupazione e dell’imprenditoria femminile. La proposta di legge aveva come prima firmataria la presidente dell’Assemblea, Loredana Capone (Pd) ma è stata sottoscritta da tutti i rappresentati dei gruppi consiliari, in maniera trasversale. Sono 19 gli articoli che compongono la nuova legge per garantire il rispetto del principio della parità retributiva dei sessi, contrastare le discriminazioni di genere e promuovere il lavoro femminile dipendente e autonomo, guardando anche a potenziare i servizi che possono favorire i tempi di conciliazione vita-lavoro.
Sono previsti, ad esempio, incentivi e premialità per le imprese che in Puglia assumono donne con contratti stabili e retribuzione adeguata. Inseriti nel testo normativo anche obblighi per i datori di lavoro e sanzioni nei casi di licenziamenti illegittimi o per la violazione delle norme a tutela della maternità e paternità, per discriminazioni e molestie sessuali sul luogo di lavoro. Viene istituito anche un elenco di imprese virtuose; sono, inoltre, introdotti percorsi di formazione per avvicinare le donne alle materie Stem(scienza, tecnologia, ingegneria, matematica). Infine, sono previsti interventi per il reinserimento sociale e lavorativo delle donne vittime di violenza e contributi per imprese ed enti del Terzo settore impegnati a favorire il percorso.
In tutti i centri per l’impiego verrà aperto lo «Sportello donna» e un protocollo d’Intesa con l’Associazione bancaria italiana (Abi) consentirà alle imprese femminili e alle lavoratrici autonome l’accesso al credito a tassi agevolati. Infine, il 9 febbraio di ogni anno sarà celebrata la giornata regionale contro le discriminazioni di genere sul lavoro e verranno premiate le aziende che si saranno distinte. «La parità retributiva tra i generi è legge della Puglia. E no, non è una vittoria personale, nè solo del Consiglio regionale. È la vittoria di tutte le donne, una per una, della nostra bellissima e da oggi più giusta Puglia», commenta Capone. «Con la nuova legge – ha detto la presidente durante l’intervento in Aula – la Regione valorizza la centralità del ruolo delle donne nella società e promuove la diffusione della cultura paritari. La parità retributiva tra donne e uomini è un percorso ancora in salita».