ERANO NECESSARIE LE LIBERE ELEZIONI PER RIALZARE LA TESTA, NON UN OSCURO COMMISSARIAMENTO DI CUI SI VEDE SOLO L’INIZIO
Abbiamo ospitato due giorni fa il bell’intervento di Pippo Cavaliere sull’inizio del processo ‘Decima Azione bis’ che coinvolge una quarantina di esponenti della criminalità organizzata locale e abbiamo molto apprezzato il suo invito agli imprenditori coinvolti come soggetti offesi dai presunti reati a costituirsi parte civile. Abbiamo apprezzato molto meno, nell’articolo, il collegamento del processo al commissariamento del Comune di Foggia, ritenuto dall’Autore necessario, per ‘la gravità delle situazioni emerse ed il grave pregiudizio arrecato agli interessi della collettività, come evidenziato nella relazione del ministro Lamorgese’. Conosciamo il testo del decreto di commissariamento del comune di Foggia per infiltrazione mafiosa e se esso contiene, nella sua integralità, la relazione del ministro dell’interno, non appare tale da giustificare una misura così grave come quella inflitta alla collettività foggiana, perché basata sul sospetto, già manifestatosi a marzo 2019, prima delle elezioni amministrative comunali precedenti. Quel sospetto, pur letto dal ministero non era stato tenuto in considerazione. Ricordiamo che al governo vi era come presidente Conte I e le elezioni si erano svolte e Landella aveva vinto per la seconda volta. Con il cambio di governo,pare, l’istanza di commissariamento per mafia sia stata riproposta sempre con la stessa considerazione della prima,letta ma non importante con il governo Conte II. Il sospetto è diventato certezza solo con il governo Draghi, dopo due anni dalla prima apodittica iniziativa prefettizia. E, con lo scioglimento anticipato del consiglio comunale per le dimissioni del sindaco, il sospetto di mafiosita’coinvolge tutta la città, che fino a prova contraria rigorosa non è mafiosa visto che gli imprenditori sono considerati parti offese dalla criminalità organizzata nel processo che sta per iniziare a settembre. E soprattutto coinvolge anche l’opposizione. Dov’era l’opposizione in questi due anni? Se i fatti erano così gravi, perché non li ha denunciati? Lo stesso Cavaliere ha affermato che sulla vicenda Iaccarrinonon vi erano prove che potessero giustificare la sua denuncia. E ora sono già colpevoli, gli altri, quelli della maggioranza? Senza processo? Come con Catilina? Ricordiamo il grave precedente provocato da Cicerone, oltre duemila anni fa, che portò alla fine della repubblica romana, alla guerra civile e all’inizio dell’impero. Anche allora, la condanna e il marchio di infamia, l’accusa di tradimento alle Istituzioni repubblicane fu fatta dal console Cicerone senza che vi fosse un processo. Furono trucidati senza processo alcuni dei cospiratori, perché avevano confessato. Senza processo. Cesare si scagliò come una furia contro Cicerone a favore del processo, perdendo la battaglia dialettica in senato, per l’intervento risolutore di Catone e che odiava Cesare, che lo aveva cornificato e che, per ripicca, non voleva il processo. Avevano confessato i congiurati ma Cesare voleva il processo, anche perché il principale accusato, Catilina, non aveva confessato. Purtroppo, le corna dell’avversario politico, allora come ora, avevano un prezzo da pagare. E ora, all’epoca della democrazia parlamentare e rappresentativa, quale l’antica Roma sicuramente non era, condanniamo una intera città senza processo? Con quella relazione/decreto di una Ministra che dopo un anno e mezzo fa il contrario di quello che ha fatto in precedenza? No, caro Pippo Cavaliere, non siamo d’accordo. Il commissariamento del comune di Foggia per mafia non era necessario, non era giustificato senza processo, non ve ne erano le condizioni giuridiche, sociali e culturali e appare una misura estrema discriminatoria che non risolverà nulla e che provocherà danni irreversibili con il marchio di infamia di cui ammanta una intera collettività. Senza processo e senza processi. Piuttosto avremmo gridato allo scandalo, e noi lo abbiamo fatto, per un consiglio regionale che in pieno agosto e in piena crisi pandemica, si riprende le indennità di fine mandato senza copertura finanziaria e con il governatore che fa il coccodrillo e piange calde lacrime per non aver evitato il misfatto, per assenza ingiustificata o mal giustificata. Avremmo gridato allo scandalo, e lo abbiamo fatto, per il buco enorme al bilancio regionale della sanità pubblica e per i favori fatti alla sanità privata, in piena campagna elettorale. Quelle situazioni avrebbero potuto e dovuto giustificare il commissariamento dell’ente locale, non i sospetti di un ex prefetto. Quando si offende un’intera collettività regionale e l’intera nazione, che ancora soffre la gravissima crisi economica e morale, regalandosi, dopo gli sperperi nella sanità, prebende contra legem rispetto ai già lauti stipendi maturati con il consenso elettorale non sempre espresso in modo indipendente e senza scambio di favori e di voti.