CASO GAZZETTA,LEDI E I GIORNALISTI PREPENSIONATI COME LA FONTANA DI TREVI DI TOTÒ
La vicenda della Gazzetta del Mezzogiorno, di cui ci stiamo occupando da qualche giorno, si arricchisce di nuovi particolari grazie alla credibilità che questo giornale si è conquistato sul campo al sol fine di ripristinare la verità e mettere al bando le bugie, soprattutto se è in gioco la sorte di una testata con 134 anni di storia, ma soprattutto il futuro di 140 famiglie che meritano massimo rispetto a attenzione.
Leggendo alcune fasi della vicenda sembra di rivivere le immagini del film di Totò e Peppino e della vendita della Fontana di Trevi.
Già, perchè da quanto sta emergendo con il passare delle ore, è evidente come Ledi – gestore che il 30 luglio ha abbandonato la Testata decretando lo stop alle pubblicazioni nonostante il suo impegno a una proroga di 30 giorni – abbia tentato (e continui a farlo) di arrampicarsi sugli specchi.
GLI ESODATI E I CASSINTEGRATI A ZERO ORE
Tra le varie vicende ne prendiamo in considerazione una, quella del prepensionamento di 14 giornalisti, poi diventati 11, diventati un terreno di battaglia di interessi “discutibili” e che, a quanto pare, avrebbe rappresentato l’ago della bilancia per la scelta finale da parte del comitato dei creditori, in un primo momento “disorientati” da testi poco chiari.
Vediamo perchè.
Il vecchio comitato di Redazione della Gazzetta del Mezzogiorno, il 7 aprile, è costretto a dimettersi (per i suoi 4/5) dopo che l’assemblea dei giornalisti a larga maggioranza ha bocciato un accordo sottoscritto con l’azienda che prevedeva, tra le altre cose, il prepensionamento di 14 giornalisti su base triennale e la libertà della Ledi di collocare a zero ore i giornalisti a suo piacimento, d’intesa con il Direttore De Tomaso (quello poi messo alla porta poco più di un mese dopo).
IL VECCHIO CDR E LE NUOVE RELAZIONI SINDACALI
Del vecchio comitato di Redazione, uno troverà un posto in Casagit, un altro andrà in congedo straordinario, un altro diventerà capo di una redazione e un altro assume la guida del Multimediale (vicenda da cui è scaturito un ricorso per discriminazione che pende dinanzi al Giudice del lavoro).
Il nuovo cdr si insedia e, in uno dei pochissimi incontri (Ledi preferisce non “interloquire”), spiega all’azienda che non esiste un prepensionamento a tre anni ma che tutt’al più, e previo accordo e procedure scandite dalla legge, il periodo da considerare non può superare i due anni.
I giornalisti da esodare, quindi, diventano 10.
NESSUNA TRATTATIVA O ATTO PER I PREPENSIONAMENTI
Il punto è che per avviare la trattativa – ribadiamo, prevista dalla Legge 416/1981, norma che Ledi dovrebbe conoscere visto che il suo amministratore è un l’ex procuratore di Taranto avventuratosi anche in politica e ora diventato imprenditore – serviva l’attivazione di quelle procedure previste dalla stessa norma. E cioè, presentazione del Piano ai sindacati, discussione in sede ministeriale e costituzione della cosiddetta riserva matematica, soldi che l’azienda che attua i prepensionamenti deve tirar fuori.
I SOLDI VIRTUALI DI LEDI
Fatto sta che Ledi passa direttamente all’ultima fase, ritiene già concluse le fasi di trattativa senza uno straccio di accordo, non interno con un cdr dimessosi, ma con le organizzazioni sindacali di rappresentanza (Fnsi e Fieg) e lo inserisce persino (l’accordo con il vecchio cdr) nella proposta di concordato di fallimentare, quella che ha visto passare la proposta di Ecologia in quanto ritenuta più conveniente.
Cosa fa sapere l’azienda dei fratelli Ladisa in una comunicazione del 22 luglio, in risposta alla pec dei curatori che rappresentavano la proroga per tre mesi autorizzata in base al contratto di affitto?
Tra le altre cose che “Nella gestione dell’INGENTE personale dipendente (v. piano di ricollocazione e riqualificazione professionale mediante politiche pubbliche approvato dal Sepac e Sindacati, non più rinviabile; investimenti di oltre 600.000 euro) sempre nel rispetto di OGNI CORRETTA RELAZIONE SINDACALE e senza alcun licenziamento, sostenendo sempre l’accompagnamento alla pensione di molti (piano riserva matematica APPROVATO da Inpgi di circa 1.150.000 euro)”.
Tutto chiaro?
Stando a quanto si legge nella proposta, sembra che l’azienda ha già in mano l’accordo, c’è stato il via libera del Ministero ma soprattutto dell’Inpgi (Istituto previdenziale dei giornalisti con i conti in rosso) che deve accollarsi i costi di tali prepensionamenti.
I GIORNALISTI: MAI NESSUN ACCORDO
Per questo, la Fnsi – che sin dal primo momento ha messo in riga Ledi spiegando che le relazioni sindacali non sono unilaterali, ha preso carta e penna e il 10 agosto, insieme ad Assostampa e nuovo Cdr, ha scritto una lettera ai curatori di Mediterranea ed Edisud, nonché al presidente della Sezione Fallimentare del Tribunale che è giudice delegato di Edisud.
Nel documento, oltre a elencare una serie di comportamenti e di circostanze, a proposito dei prepensionamenti chiarisce che “I calcoli richiesti da Ledi ed effettuati da Inpgi sono basati sugli eventuali 10 giornalisti da collocare in prepensionamento sino al 2023, ma al momento non vi è alcun accordo con i sindacati – previsto dalla Legge 416 del 1981 – né vi è certezza sulla capienza dell’Inpgi non essendovi alcuna richiesta ufficiale, sul biennio”.
Insomma, l’Inpgi non aveva APPROVATO nulla ma aveva elaborato dei calcoli, inoltre non vi era stato alcun ACCOMPAGNAMENTO alla pensione visto che non era (e non è) stato fatto un solo atto previsto alla Legge.
E le corrette relazioni, a quanto pare, sono rimaste solo un miraggio o un annuncio alla pari di altri.
Secondo i sindacati “la totale assenza di un accordo strutturale per la gestione degli esuberi ( L 416/81 per i prepensionamenti o L. 223/91 per la mobilità), segno evidente della mancata volontà di tutelare l’intero organico, unitamente alla mancanza dell’avvio delle procedure – presso il IL MINISTERO DEL LAVORO, ASSIEME A FNSI, ASSOSTAMPA E CDR – idonee all’OTTENIMENTO dei previsti benefici previsti dalla l.416/81.” Insomma è il caso di dire che in questa voce qualcuno ha sbagliato i calcoli.
Ma di questo ce ne occuperemo nei prossimi servizi.