GREEN PASS E DIRITTI:L’OBBLIGO NON LO VUOLE L’EUROPA MA FORSE NEANCHE DIO
Dopo le polemiche che sono scoppiate con l’introduzione dell’obbligo del Green pass per accedere ai posti di lavoro, agli spettacoli anche all’aperto, all’interno dei ristoranti, ecc., abbiamo voluto approfondire e ci siamo posti delle domande, quelle che i lettori si pongono, a cui abbiamo cercato di dare delle risposte, confrontandoci con esperti della materia.
Domanda: Qualcuno sostiene che l’introduzione di limiti alla circolazione per chi non vuole vaccinarsi sia contrario al diritto europeo, nonostante il Governo abbia messo in campo i suoi migliori giuristi e Consiglieri di Stato per blindare l’obbligo del green pass da ricorsi. È vero?
Risposta: Facciamo una riflessione preliminare per rispondere. Purtroppo, pare che moltissimi giuristi italiani, anche ai più alti livelli professionali, manifestino una certa ignoranza del diritto europeo e/o una grave indifferenza ad applicarne le regole. Sembra che si tratti di un atteggiamento culturale ormai risalente nel tempo, autarchico, arrogante, autoreferenziale, di una classe dirigente che in campo giuridico è fondamentalmente ignorante rispetto ai principi fondamentali della nostra Costituzione. Basti ricordare che è pendente in Corte di giustizia una delicatissima questione, sollevata dalle Sezioni unite della Cassazione contro il Consiglio di Stato, che si rifiuta di applicare il diritto Ue in materia di appalti pubblici, su cui la Corte Ue si pronuncerà entro l’anno. È possibile dunque che anche alte professionalità giuridiche come i consiglieri di Stato che controllano la produzione legislativa del Governo non siano immuni da gravi errori di sintassi costituzionale e di grammatica europea, come parrebbe essere successo con l’obbligo del green pass, inesistente della normativa europea.
Domanda: perché l’obbligo del green pass non esiste?
Risposta: perché non è previsto dalla fonte normativa primaria, cioè dal regolamento 2021/953/Ue, pubblicato il 15 giugno 2021 e che disciplina proprio il green pass in tutti gli Stati membri dell’Unione, compresa l’Italia di Draghi. Il paragrafo 36 del regolamento 953 prevede espressamente che non è possibile discriminare sul diritto di libera circolazione e di accesso ai servizi coloro che hanno scelto di non vaccinarsi anche non per ragioni mediche. Anche ai ‘not choose’, cioè a coloro che hanno scelto di non vaccinarsi, scrive il regolamento nella traduzione inglese, che è ancora la lingua ufficiale dei documenti europei rispetto alla quale vi sono le traduzioni nelle altre lingue dell’Unione. Ebbene, come è già capitato in passato, il traduttore italiano ha tolto il riferimento a coloro che scelgono di non vaccinarsi. Questa incredibile omissione è stata risolta soltanto con l’intervento di un europarlamentare italiano, che ha chiesto l’intervento correttivo della Commissione europea, che ha fatto pubblicare la rettifica della versione italiana del paragrafo 36 del regolamento il 5 luglio sulla gazzetta ufficiale dell’Unione, estendendo il divieto di discriminazione ai non vaccinati per scelta. Ma questo non è servito perché il 6 agosto è stato pubblicato il decreto legge n.111 che ha introdotto l’obbligo per i non vaccinati che è vietato dal regolamento europeo. Vietato senza che il legislatore nazionale possa derogare al divieto di discriminazione.
Domanda: dunque l’obbligo del green pass del Governo Draghi è in contrasto con il diritto europeo. Ma come è possibile visto il giudizio che si è sempre dato sul premier come l’unico in grado di assicurare il rispetto dell’Italia degli obblighi comunitari?
Risposta: Draghi è un grande economista di valore europeo e mondiale. Ha salvato l’euro e l’Unione europea. Ma non è un giurista. E non scrive le norme. Bisognerebbe chiedere al Ministro della giustizia il conto di questo pasticcio. Ne’ il dicastero della Cartabia ha dato dimostrazione di rispettare il piano di riforme nel settore giustizia che la Commissione europea ha richiesto come condizione per avere i soldi del Recovery fund, dopo la prima tranche. La riforma del processo penale, peraltro in contrasto con le indicazioni dell’Europa, è stata rimandata a settembre per l’eventuale approvazione in Senato, con il testo approvato alla Camera profondamente (e giustamente) contestato dall’Anm e dal CSM. A settembre pure sono state rimandate le riforme del processo civile e del CSM, che l’Europa ritiene necessarie. A tempo determinato fino al 31 dicembre 2021 è stata rinviata la riforma della magistratura onoraria, che la Commissione pretendeva fosse operativa da luglio, tanto da costringerla, di fronte agli ingiustificati indugi del guardasigilli, a notificare la procedura di infrazione che all’Italia aveva risparmiato per oltre cinque anni. Per non parlare del ricorso della Commissione Ue alla Corte di giustizia per l’inadempimento dell’Italia allo scambio di informazioni sulle immatricolazioni dei veicoli in materia di terrorismo e di lotta alla criminalità. Sembra quasi che il governo italiano più europeista di sempre faccia di tutto per farsi cacciare dall’Europa e scappare con i primi soldi del Recovery, dati sulla fiducia. Un bilancio fino ad ora totalmente negativo.
Domanda: ma è proprio così negativo imporre l’obbligo del green pass anche contro i desideri dell’Europa?
Risposta: siamo estremamente favorevoli al green pass, concepito dall’Europa per favorire la continuità della libera circolazione anche nello stato di emergenza, garantendo la sicurezza e la salute delle collettività nazionali. Abbiamo fatto il vaccino e abbiamo ottenuto il green pass. Avremmo tenuto la mascherina anche all’aperto, sempre, se la regola fosse stata richiesta anche ora in zona bianca. Non siamo traditori della patria e ci rendiamo conto che siamo in guerra contro il virus, come afferma il presidente Mattarella. Ma la guerra era iniziata il 20 gennaio 2020 con il piano di emergenza nazionale secretato perché la gente si sarebbe spaventata se lo avesse conosciuto o il 31 gennaio 2020 quando il consiglio dei ministri dichiaro’ lo stato di emergenza nazionale per sei mesi senza avvertire nessuno, neanche il capo dello Stato, costringendo Mattarella il 1 febbraio a chiedere scusa ai cinesi e al loro Presidente perché Speranza aveva incautamente bloccato i voli con la Cina. Misura che ci avrebbe salvato come successe con la SARS nel 2003, se qualcuno, l’Oms, l’Europa, Conte e Di Maio, avessero dato credito all’allarme lanciato dal Ministro della salute italiano, raccolto solo da Trump. Quindi, da patrioti e da fermissimi pro-vax, rivendichiamo il diritto di altri a non vaccinarsi e non essere preclusi nella libertà di circolazione e negli altri diritti, ovviamente nel rispetto degli obblighi di distanziamento e protezione individuale. Del resto, come giustamente sottolineato il 14 agosto dal Fatto quotidiano, il green pass all’italiana è costruito in modo illogico e anche ridicolo, perché espone chi, come noi, è stato vaccinato e possiede la certificazione verde, alla revoca del green pass in caso di contagio. E si perché, pur essendo ‘richiamati’, nulla esclude che anche noi possiamo contrarre il virus.
Domanda: quindi l’obbligo del green pass non ha senso?
Risposta: nessuno, almeno per l’Europa che non lo prevede ne’ prevede la revoca del green pass, come in Italia. Invece il buon senso e anche i suggerimenti di quasi tutti i governanti europei, compreso Draghi, erano nel senso di non consentire al pubblico di assistere alle partite degli europei. Del resto tutti ricordano la follia della Milano da bere in piena pandemia e la partita Atalanta-Valencia del 19 febbraio 2020 a San Siro, che è stata il principale vettore della strage di Bergamo e di tutta la Lombardia. Contentissimi della vittoria dell’Italia, che abbiamo tutti visto da patrioti in televisione e avremmo desiderato che tutti la vedessimo nelle stesse condizioni di partecipazione. La pandemia si combatte molto meglio con la coerenza dei comportamenti di chi governa. E non ne abbiamo visto molta.
Domanda: abbiamo capito che l’obbligo del green pass è contrario al diritto europeo, ma chi volesse fare ricorso come potrebbe farlo se è stato scritto in modo blindato, almeno davanti ai giudici amministrativi?
Risposta: l’obbligo del green pass, non essendo imposto dall’Europa e neanche da Dio, per quel che mi consta, è da un lato ridicolo dall’altro dannoso perché espone il nostro Stato a perdere i soldi del Recovery, a subire procedure di infrazione e evitabilissime, oltre che censure interne da parte dei giudici nazionali. Non solo i TAR spesso non si adeguano al Consiglio di Stato, ma i tribunali ordinari, che sono competenti per le azioni antidiscriminatorie europee proprio in base alla normativa interna che ha recepito le direttive comunitarie, possono intervenire. Crediamo che vi saranno non pochi giudici ordinari ad imitare i colleghi spagnoli, che hanno distrutto l’obbligo del green pass. E poi il Consiglio di Stato non è un monolite, vi sono tantissimi consiglieri di Stato, anche tra quelli che hanno introdotto un obbligo inesistente, che conoscono benissimo il diritto europeo e sono stati e sono in grado di farlo applicare.
In CONCLUSIONE:
Parliamoci chiaro, è chi governa che è responsabile delle scelte legislative non i consiglieri di Stato o i consulenti del governo che scrivono le norme. A meno che chi governa non sia ignorante in materia e si faccia condizionare dalla tecnostruttura. Ma qui, a livello governativo, ci sono i ‘Migliori’, come sarcasticamente li definisce Travaglio. Noi li consideriamo ancora tali, senza sarcasmo. Ma se non sono in grado di cambiare le cose, e lo sono, diano le dimissioni e tornino ai vecchi mestieri, per i quali sono più portati. Nessuno è insostituibile, soprattutto se l’Europa non lo vuole. E neanche noi. E neanche Dio