NON SI PUÒ SPRECARE UN PATRIMONIO DI STORIA E DI PROFESSIONALITÀ DEL GIORNALISMO PER I CAPRICCI DI UN EDITORE INADEGUATO .
La paralisi della pubblicazione de La Gazzetta del Mezzogiorno rischia di durare più a lungo di quanto prevedibile. Sembrava chiaro che la fuga dei Ladisa fosse irreversibile, invece, dopo aver combinato il pasticcio dando la colpa ai curatori fallimentari di Mediterranea, che non avrebbero autorizzato la proroga dell’affitto oltre il 31 luglio, l’ex affittuaria del giornale torna in pista per rilanciare la propria offerta per l’acquisto. La situazione non è chiara e i rimpalli di responsabilità rischiano di ritardare a tempo indeterminato la riapertura della prestigiosa testata. Dalla lettura del contratto di affitto di azienda sembrava certa la proroga fino ad un massimo di altri sei mesi. Dalle informazioni che circolavano il giudice delegato del fallimento Mediterranea, proprietaria della testata, aveva autorizzato la proroga per tre mesi, fino al 31 ottobre 2021, per consentire di completare l’aggiudicazione definitiva del giornale attraverso procedura competitiva. Questo pare essere il contenuto della comunicazione via mail del 19 luglio 2021 ai Ladisa da parte della curatela fallimentare Edisud, che attendeva determinazioni sulla (scontata) prosecuzione dell’affitto con la Ledi. Per cui non sarebbe vero, come sostengono i Ladisa, sostenuti dal giudizio eccellente espresso da Emiliano sulla loro gestione, che la colpa è dei fallimenti Edisud e Mediterranea per la mancata proroga. Se ha ragione il Tribunale di Bari, allora si potrebbe ragionevolmente pensare che la crisi della Gazzetta sia stata provocata strumentalmente per un’offerta di acquisto, tardivamente aumentata in misura pari a quella dell’altro concorrente Ecologica di Miccolis, in modo tale da recuperare con la confusione e l’ansia della riapertura una situazione che, per i Ladisa, appare totalmente compromessa. A questo punto toccherà al Tribunale (giudici delegati e curatori dei due fallimenti) trarre le dovute conclusioni ed escutere immediatamente la fideiussione di duecentomila euro rilasciata da Ledi a garanzia del corretto adempimento delle proprie obbligazioni, per ripagare almeno in parte i creditori del grave pregiudizio subito dalla temporanea chiusura. Ovviamente accelerando la procedura di assegnazione definitiva del giornale. Non si può pensare di ricavare benefici da un’azione così temeraria. Aveva ragione il Segretario generale Assostampa Raffaele Lorusso: i Ladisa si erano illusi di essere i predestinati, gli unti dal Signore. Ma per esserlo il Signore che unge deve essere quello giusto e l’editore da ungere quello adeguato alla bisogna