La magistratura:”Combattere la malattia interna”

Che tutta la magistratura possiede “la cura per combattere la malattia è sicuro. In ognuno di noi nel nostro organismo ci sono delle difese immunitarie che ci difendono da attacchi da virus o batteri cioè interni o esterni. Nella magistratura è necessario  colpire i comportamenti aberranti  e  questo lo ha dimostrato  con determinazione e non solo una volta nella regione Puglia,che  tale comportamento di vigilanza di attenzione ha dimostrato di averla,prima di guardare all’esterno bisogna guardare nel proprio interno significa fare autocritica, saper guardare nel proprio interno e individuare le difficoltà critiche”  E’ il pensiero che ha sviscerato in un scambio di opinioni  il dott.Leonardo Leone de Castris, (procuratore della Repubblica di Lecce)subito dopo l’arresto di De Benedictis.Ricordiamo a chi ci legge che la procura di Lecce ha competenza sui reati commessi dai giudici di Bari. Che la gente stia cambiando idea sulla magistratura è vero. Molti magistrati onesti che quotidianamente svolgono il loro lavoro, devono imparare a difendersi dai loro stessi colleghi infedeli. Ma questo non succede solo nella magistratura anche nelle forze dell’ordine Polizia Di Stato,Carabinieri,Guardia di Finanza. E non solo con indagini e processi. Francesco Curcio  il Procuratore di Potenza che ha competenza sui magistrati di Lecce, Brindisi e Taranto, ha definito  i suoi colleghi coinvolti da bufere giudiziarie “gli Arnesano” che “ci sono, ci sono stati, probabilmente continueranno ad esserci”. Perché all’interno della magistratura sopravvive significa  “girare la testa, un certo voltare la testa dall’altra parte, un certo modo corporativo di intendere il nostro mestiere” che diventa ”il terreno, il sostrato su cui Arnesano e gli Arnesano possono delinquere”.Tutto cio’ ci fa comprendere che la magistratura  deve potenziare i sistemi immunitari per combattere, rimettendo in discussione anche i criteri di valutazione e di assegnazione di responsabilità ai magistrati che sono diventati spesso una prassi consolidata in grado di creare “guasti giganteschi”.Qui,come testata, ci dovremmo allargare al sistema descritto da Palamara ma rimaniamo a Curcio “i reati commessi da Arnesano sono, a mio avviso, la perfetta espressione personale ,di un modo di intendere l’attività di magistrato”: la “conquista di una postazione” che, una volta raggiunta priva alcuni colleghi di “interesse per l’attività che svolge” e di “amore per le cose che fa, per le carte che deve studiare”. Incentivi che evidentemente qualcuno ha trovato altrove: nel sesso, nel denaro, nel potere.

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