Il Tribunale di Trani al centro di un sistema di “Ritorno”

IL SISTEMA DI RITORNO  DI TRANI
“Avere maggiore  profitto possibile “ I sostituti procuratori di Lecce hanno sintetizzato il sistema Nardi. L’obiettivo dell’ex gip di Trani Michele Nardi,ricordiamo che il predetto ha avuto una condanna nel novembre 2020 a 16 anni e 9 mesi. La condanna fu dura perché secondo l’accusa il Nardi era considerato il capo di un sistema che effettuava un baratto tra sentenze compiacenti in cambio di denaro o regali di un certo rilievo .I sostituti non furono dolci anzi furono molto duri perché oltre all’arresto  chiesero la rescissione del contratto di lavoro con lo stato essendo assunto come magistrato,e a finire chiesero la confisca dei beni ‘l’esatta cifra non si conosce ma da indiscrezioni la somma si aggira  per un valore complessivo di 2 milioni e 500mila euro

La magistratura giudicante fu molto determinata anche per gli altri due magistrati coinvolti,che con il rito abbreviato furono condannato a 10 anni, l’ex pubblico ministero Antonio Savasta pm,e Luigi Scimè condannato a 4 anni. In entrambi chiesero la rescissione del contratto di lavoro. Ricordiamo che il tutto nacque da un imprenditore che aveva diverse problematiche giudiziarie ,F.D’Introno. Lo stesso oltre ad effettuare l’imprenditore faceva altre attività  che rendevano  molto di più ,l’usuraio. Gli investigatori scoprirono che aveva una doppia contabilità denominate bianco e nero. Il bianco proveniva dal lecito il nero dai pagamenti, diversi svariati  per i diverse attività,pagamenti che riceveva. e trascriveva su un librino. Lo stesso fu denunciato da diverse persone e i procedimenti erano curati da Nardi e Savasta essendo i due rami della magistratura che avevano influenza essendo pm e gip. Diciamo che sotto un profilo giudiziario era tutelato da entrambi i giudici che con il loro potere locale nel palazzo di Giustizia di Trani riuscivano a manipolare. La squadra di polizia Tributaria lo teneva sotto controllo tanto e vero che fu accusato di diversi reati amministrativi. A tutto cio’ si evidenzia la figura di V. Di Chiaro ispettore di polizia in servizio al commissariato di Corato.Sarebbe stato il braccio operativo di entrambi i magistrati, condannato  a  9 anni di carcere. I sostituti furono molto decisi ad formulare la proposta di condanna perchè oltre ai vari interrogatori interpretarono tutti i fascicoli che interessa lo stesso. Ricostruirono che il Nardi era la persona che stabiliva regole e condotte da tenere. Sembrava  che avesse costituito un vademecum un libro dove ci fossero scritte norme e regole. Lo stesso stabiliva profitti con la loro ripartizione, con una percentuale su ogni tipo di fascicolo con i reato trascritto. Era  evidente che la distorsione dei poteri erano  connessi alla pubblica funzione” perché “costantemente piegati al soddisfacimento di interessi privati”. Mentre per l’ispettore Di Chiaro, braccio operativo aveva un compito ben definito , sempre secondo l’interpretazione dell’accusa.La mansione era  di mettere a punto  false relazioni di servizio e comunicazioni di reato, tutte puntualmente “indirizzate ” in modo tale da farle pervenire direttamente a Savasta. Pertanto dalla letture delle carte e dalle considerazioni dei magistrati si evidenzia un schema caratterizzato che effettuava “un’azione insistente con la quale si cerca d’influire sulla volontà altrui per ottenere qualcosa”oltre alle omissioni, alle alterazioni di dati processuali, falsificazione di prove e di documenti, persino di interi fascicoli processuali nel contesto di uno stabile asservimento delle pubbliche funzioni ad interessi privati”.

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