Capristo, i verbali di Amara a Potenza svelano la rete di interessi e amicizie dell’ex procuratore di Taranto: dall’Eni all’ex Ilva.
L’avvocato siciliano Amara ,messo sotto torchio dai sostituti lucani, ha descritto il sistema”’intreccio” di relazioni di Capristo.
Che i rapporti tra Amara e Capristo fossero confidenziali si era capito. Tanto e vero che tale rapporto cosi intimo con l’ex procuratore capo di Taranto poteva essere sfoggiato davanti all’ex commissario dell’Ilva. “Era cosi che si condizionava la scelta. Si risconto’ anche «a Potenza», si stava svolgendo il processo per traffico di rifiuti a carico di Eni e alcuni dei suoi dirigenti locali.
Questa rilevazione che fece l’avvocato Amara fece sobbalzare dalla sedia i sostituti delegati.Rivelazionidell’avvocato siciliano Piero Amara sono state prese e trascritte nell’interrogatorio di garanzia effettuato il 10 giugno nel carcere di Potenza. L’interrogatorio fu fatto subito dopo l’arresto il giorno dopo. Le Indagini da indiscrezioni carpite dagli inquirenti lucani, sarebbero state uno scambio al sostegno offerto allo stesso Capristo, al Csm, per la sua nomina alla guida della procura di Taranto.
Dai primi giorni di Luglio. Amara, è tornato nella sua casa romana. Tale provvedimento è stato effettuato per l’ampia collaborazione data ai sostituti potentini,inoltre proprio per essere più convincente possibile ha descritto il processo svolto a Potenza come difensore dell’Eni. Ricordiamo che fino a febbraio 2018, la sua carriera da avvocato era all’apice, interrotta bruscamente per l’arresto con l’accusa di aver comprato alcune sentenze in Consiglio di Stato. Dopo questo fermo la sua mansione cambio da avvocato facilitatore a grande accusatore di tante situazioni e nel giro di qualche mese si è trasformato nel principale accusatore sui traffici di sentenze nelle aule di giustizia di mezza Italia.
In un passaggio, in particolare, il legale siciliano spiega di essersi interessato delle vicende dell’Ilva per fare un favore a uno dei capi dell’ufficio legale dell’Eni, che era quello che gli dava «da mangiare, ed era anche «molto amico» di Nicola Nicoletti, un consulente dell’acciaieria. Per questo avrebbe organizzato un paio di cene nella sua casa romana col procuratore di Taranto, Capristo, a cui Nicolettiportò l’ex commissario dell’Ilva. Ma il risultato ottenuto, mettendo di fronte accusato e accusatore, sarebbe stato tale da valergli un incarico legale.
«Nicoletti organizza l’incontro e mi nomina perché mi vede in buona confidenza con Capristo, e all’epoca così funzionava, procuratore». Queste le parole di Amara, rivolto al capo dei pm potentini, Francesco Curcio.
«Cioè molto spesso noi si cerca… anche io l’ho fatto a Potenza… cercavo di nominare, che so? Persone che erano vicine perché testimoni di nozze, matrimoni, che… a qualche magistrato. Questo poi non significa che automaticamente… Anzi, ci sono state delle situazioni in cui magari è stato più facile interloquire con dei magistrati; situazioni in cui non è stato possibile nel modo più assoluto. Però, le dico la verità, uno dei criteri in virtù dei quali , soprattutto le multinazionali, scelgono a livello locale, a volte, gli avvocati, è anche questo».
Nel verbale dell’interrogatorio di garanzia, a cui sono seguiti altri due colloqui investigativi coi pm di contenuto segretato, Amara non indica il collega lucano a cui sarebbe andata la nomina in questione nel processo pendente in Corte d’appello dopo la condanna in primo grado, a marzo, di 6 dirigenti della compagnia, e la confisca di 44 milioni di euro. Ma durante tutto l’iter giudiziario, iniziato del 2014, non è passata inosservata la presenza tra i legali dell’Eni di Francesco Cannizzaro, attuale presidente del consiglio comunale di Potenza e primogenito di Felicia Genovese. La stessa Genovese, che è stata in servizio come pm nella procura del capoluogo lucano fino al 2007, e dopo una parentesi romana, a fine 2017, ha ripreso servizio a Potenza come sostituto procuratore generale presso la Corte d’appello.Cannizzaro,ex socio dello studio di Amara, non è molto propenso a rilasciare interviste non ha voluto commentare le dichiarazioni di «un collega» come Amara. Ha precisato onde evitare interpretazioni che possano deviare, di non essere stato l’unico legale incaricato da Eni per la gestione.
Il problema piu’ grosso non è questo ma bensi’ la posizione di Paradiso.
Oramai l’inchiesta man mano che sta andando avanti si sta sempre piu’ riscaldando sia per le diverse dichiarazioni di Amara sia per le dichiarazioni di Paradiso che proprio nella giornata di ieri 14 luglio il tribunale del riesame che ha respinto la richiesta dei legali,per la scarcerazione o riduzione delle misure cautelari.
Quest’ultimo ricorso non era stato ancora discusso,secondo indiscrezioni sia per far ammorbidire il Paradiso sia perche le varie dichiarazioni di altri indagati dovevano essere riscontarate dagli inquirenti sia perché il Paradiso è collegato a esponenti politici sia di destra che di sinistra ed aveva una funzione di consigliere con poteri speciali sulle decisioni da far cambiare idea in tempo reale.Ricordiamo che era pendente la dall’inizio di giugno la discussione dell’ordinanza degli arresti.
Si vuole dire che ne abbia fatto le spese,non lo sappiano certo è che gli inquirenti hanno riscontrato che il Paradiso è l’elemento di collegamento tra Amara, Capristo e altri membri del Csm e non solo.Qui si vedrà uno scontro istituzionale tra le varie cariche dello stato con le varie attribuzioni di poteri che non facilmente si potra’ risolvere. Certo rimanere in carcere dove si trova tuttora detenuto,non è stato corretto e non è facile per un super poliziotto,oltre ad un utilizzo differente di trattamento sulle diverse posizioni giudiziarie.Non vuole essere una difesa di ufficio,o una condivisione del pensiero dei suoi legali gli avv.Pace,Laforgia,Tognozzi.