MAINIERO SCRIVE AL PROCURATORE VACCARO

Ennesima esortazione al mondo dell’impresa e a chi sa di parlare.

Mi piacerebbe assistere almeno un “labile” sussulto di dignità di questo mondo ovattato.

Ricordo con orgoglio che rifiutai l’invito ineducato (per usare un eufemismo) di Confindustria Capitanata rivolto ai candidati Sindaco di Foggia.
Concordarono il calendario con il “loro” Landella.

Caro Procuratore lei purtroppo si illude, parleranno solo quelli che sarete in grado di “pizzicare” o che avete già “pizzicato”.

Il problema di Foggia è che ha tanti prenditori e pochissimi imprenditori.

I prenditori preferiscono gli Iaccarrino, i Longo, i Landella. Con loro sono a loro agio.

Ne condividono il substrato culturale, dove la Casa Comunale è il potere e non il Servizio, questo li accomuna.

Il silenzio prevarrà, perché passata la bufera, gli affari ricominciano.

La storia recente ha insegnato questo a loro.

Il “silenzio” degli im-prenditori, in un “sistema corrotto” definisce il loro grado di affidabilità.

Più tacciono, più sono affidabili.

Basta ascoltare le parole di Landella rivolte all’imprenditore sulla vicenda della pubblica illuminazione.

Mi consenta, vicenda che in ogni modo attenzionai, subii addirittura un tentativo aggressione durante la discussione del progetto in Consiglio Comunale e fui costretto personalmente a chiedere l’intervento della DIGOS nella inerzia del Presidente del Consiglio.

Quindi nessuna illusione caro Procuratore, lei (per fortuna dei foggiani) ha scelto di superare quella trincea che separava il “Palazzaccio” (il Tribunale così è chiamato dai quei “colletti bianchi” al servizio del “malaffare”) dal “sistema Foggia”.

Quando nel 2014 fu arrestato un Dirigente del Comune di Foggia, un Consigliere Comunale ed un im-prenditore, il tutto fu circoscritto ad un singolo ed isolato episodio.

Era evidente che così non fosse.

Ma prevalse la normalizzazione, e tutto il giorno dopo riprese in maniera identica.

Soliti “prenditori”, alcuni modificarono semplicemente la “compagine sociale”, soliti affidamenti, insomma il problema della corruzione a Foggia era solo di quei tre sfigati “pizzicati”.

Successive iniziative legalitarie degli investigatori e della Procura furono “sterilizzate” da qualche pronunciamento di “Giudici” che non ravvisarono “i gravi indizi di colpevolezza”.

Per fortuna (della Giustizia) gli altri gradi di giudizio confermarono l’impianto accusatorio sulla necessità delle misure cautelari che la Procura aveva richiesto.

Ovviamente mi riferisco all’inchiesta ATAF SPA dove la Procura chiese (e non ottenne) gli arresti del suocero del Sindaco Landella, Massimo Di Donna poi deceduto. Lei era arrivato da poco.

Oggi la sua azione, unitamente a quella del Prefetto Grassi e dalla DDIA, sta tentando di smantellare un sistema che è “votato” all’autoconservazione, per questo non parleranno, e dovrà fare esclusivo affidamento sulle capacità investigative delle forze di polizia.

Non parleranno i cosiddetti “im-prenditori”, sono troppo preoccupati che il rubinetto della spesa pubblica per loro poi si possa chiudere per sempre, non lo faranno i “professionisti” che sono parte del sistema o vi gravitano ginuglessi per raccogliere le “mollichelle” che cadono dal tavolo.

Non lo farà il “ceto politico” che nel sistema si riconosce e si alimenta di risorse necessarie per il consenso.

Il mio vuole essere solo il “consiglio” di chi ha tentatato in tutti i modi di spiegare al mondo dell’impresa che il “costo di corruzione” è un pizzo che la nostra economia non può permettersi.

Tangente e pizzo sono due facce della stessa medaglia, dove vi è corruzione si alimenta la criminalità.

La mentalità è la stessa, cambiano solo gli strumenti di coercizione.

La (cattiva) politica può favorire o bloccare iniziative economiche o la realizzazione di opere pubbliche, ovviamente con la complicità della macchina amministrativa; la criminalità attraverso l’uso della violenza.
Cambiano gli strumenti, ma la mentalità delinquenziale è la stessa.

Concludo ringraziandola, non nascondendo che avevo iniziato a dubitare anche io che nulla più accadesse, e che Foggia fosse condannata al degrado e all’impunità.

Come diceva l’ex assessore Cangelli, io ero l’uomo che abbaiava alla luna, ma probabilmente non poteva immaginare che la luna riesce a liberare dal buio la notte, anche quella più lunga…

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