La Fondazione la spunta anche in Cassazione
Dopo le dure condanne per usura emesse dal Tribunale di Foggia nell’ambito del processo Baccus, la Corte di Appello di Bari assolveva sei imputati, tra cui alcuni noti esponenti della criminalità locale, “perché il fatto non sussiste” con sentenza n.3435/2019 del 16.09.2019.
Avverso la suindicata sentenza, la Procura Generale di Bari proponeva ricorso per Cassazione per violazione, inosservanza ed errata applicazione della legge e per mancanza, contraddittorietà ed illogicità della motivazione, rappresentando nellapropria impugnazione che l’avvalersi della facoltà di non rispondere in istruttoria dibattimentale e la parziale ritrattazione di importati testi dell’accusa (che avevano reso dichiarazioni accusatorie durante le indagini preliminari) erano sintomatici diparticolari pressioni o minacce avvenute nei loro confronti.Anche in questa circostanza la Fondazione Antiusura Buon Samaritano,rappresentata e difesa dall’avv. Enrico Rando, non ha esitato a costituirsi partecivile, come avvenuto nei precedenti gradi di giudizio, presso la Suprema Corte di Cassazione, per far valere le ragioni e tutelare chi è vittima di usura, violenza ed intimidazioni, al fine di sancire il primato di un diritto costituzionale, la dignitàdell’essere umano nella sua dimensione sociale. Non è un caso che il nome popolare dell’usura sia “strozzinaggio”: l’usura svuota, depreda, soffoca, è un cappio che all’inizio sembra essere largo ed innocuo e che progressivamente si stringe.Ebbene la Cassazione, alla richiestadella Procura Generale di Bari e della Fondazione Antiusura Buon Samaritano, in data 22.04.2021 ha annullato la sentenza impugnata limitatamente alle assoluzioni dei sig.ri Antoniello Cesare, Lanza Vito Bruno, Di Mattia Pasquale, Lanza Luigia, CarellaMichele,Pafundi Teodosio, Carniola Alessandro e Cocozza Walter, disponendo che gli stessi siano sottoposti ad un nuovo giudizio dinnanzi ad altra sezione della stessa Corte di Appello.