Analisi criminologica del Procuratore della Repubblica di Trani dott.Renato Nitti
Verificando le disponibilità economiche illecite da reinvestire emerge la riferibilità a contesti cui più affluiscono i proventi dei reati predatori. Indicatori molteplici che confermano ciò che sarebbe ovvio in ogni analisi criminologica: un’azione predatoria così sistematica, spavalda, costante non può che avere alle spalle un contesto organizzato strutturato. E’ un territorio in cui le mafie autoctone, dunque, convivono, con formule diverse, con mafie dei territori confinanti: non controllano in termini monopolistici il territorio ed anzi, non hanno alcuna considerazione del territorio se non come una dimensione da cannibalizzare, da svendere, da offrire, lasciando anche che altri imperversino. Ad unirle non sono necessariamente i patti risalenti, le strategie a lungo termine, le alleanze decennali, i valori comuni, ma semplicemente i singoli affari più o meno complessi o duraturi. Questa polveriera era descritta dalla Commissione Parlamentare antimafia come: “pluralità di sodalizi, mancanza di un vertice aggregante e assoluta incapacità di elaborare strategie a lungo termine, di mantenere stabili alleanze o anche perduranti assetti organizzativi interni”.Verità che possono creare una apparenza di minore gravità a chi sia abituato a identificare la mafia in un unico paradigma e non sia capace di leggere i fattori di effettiva pericolosità in un fenomeno (le Mafie) ormai molto differenziato nel territorio nazionale. Queste Mafie esprimono invece una aggressività verso il tessuto economico imprenditoriale e verso i patrimoni dei cittadini del tutto straordinaria. Il tessuto economico che ne è vittima, peraltro, è sì particolarmente attivo ma è al tempo stesso fortemente percorso da spinte interne verso comportamenti illegali, spinte che generano un autonomo montante criminale – in tema di reati fallimentari, tributari e societari – decisamente preoccupante e soltanto in parte registrato dalla statistica giudiziaria. E’ facile intuire quanto questo fenomeno penalizzi le tante imprese oneste, che finiscono per sopportare costi aggiuntivi, pagati alla criminalità o da un sistema che premia la concorrenza sleale. Questa speciale propensione diffusa nel tessuto economico costituisce motivo di indebolimento della azione repressiva non soltanto perché ovviamente impegna in modo autonomo gli apparati di accertamento e repressione dei reati ma soprattutto perché rende quello stesso tessuto imprenditoriale più esposto, più vulnerabile, più permeabile alla azione delle mafie. Una Provincia depredata, dunque, in molti sensi. E ciononostante non è facile rintracciare la BAT nella agenda nazionale del contrasto della criminalità. Talvolta è inclusa con grossolana sottovalutazione- quale mera appendice della criminalità barese e di quella foggiana, così da radicare indirettamente il convincimento errato che sia sufficiente intervenire su Bari o Foggia per averne beneficio nel circondano di Trani. Eppure anche l’indice di criminalità organizzata (I.O.C.). nella analisi del Ministero dell’interno, è di 40.9 a fronte di una media nazionale di 29.1. di IOC: un dato che la collocherebbe sullo stesso piano della Provincia di Bari che tuttavia non soffre la stessa azione predatoria del circondano di Trani. Ma il fatto che siano stati aperti finalmente gli occhi sulla gravità della criminalità foggiana non può lasciare che si continui a sottovalutare i fenomeni della vicina BAT: un territorio confinante non meno devastato dalla criminalità, peraltro anche da quella foggiana. La BAT è riportata nelle mappe della geografia politica come Provincia. Ma non è una Provincia: diversamente dalle altre province, non ha ancora una Questura, un Comando Provinciale dei Carabinieri ed un Comando Provinciale della Guardia di Finanza. Rientra nel territorio di Questura e Comandi Provinciali di Bari i quali, con immane sforzo, hanno provato a destinare una parte delle loro risorse anche a questo territorio, destinato tuttavia un giorno a non appartenergli più. E lo hanno fatto avendo già una propria realtà certamente complessa e difficile e dovendo, al contempo, offrire supporto al contrasto del crimine nella Provincia di Foggia. La BAT è paradossalmente, allora, una Provincia finora depredata anche delle sue proprie, esclusive istituzioni provinciali di contrasto alla criminalità. Priva delle istituzioni che, vivendo direttamente questo territorio, avrebbero potuto e dovuto far riportare questa emergenza nella Agenda nazionale. Unica voce esclusivamente della BAT a non dover occuparsi anche di altri territori ed altre situazioni criminali è stata la Prefettura di Barletta, particolarmente sensibile al contrasto di questo fenomeno. In questa cornice, è doveroso ammettere anche il vulnus all’autorevolezza dell’Autorità Giurisdizionale cagionato dagli scandali che, con eco mediatica nazionale, hanno riguardato una parte della magistratura locale. Questa eco comprensibilmente ha indebolito la difficilissima azione della prevalente restante parte della magistratura, il cui impegno risulta così ancora più difficile, scomodo, in perenne debito di ossigeno, dell’ossigeno della credibilità. I servizi di polizia giudiziaria del territorio, peraltro, soffrono di ima intrinseca debolezza derivante dalla insufficienza delle risorse di cui dispongono rispetto alla realtà criminale da fronteggiare. Questa debolezza delle istituzioni non passa inosservata, ma è percepita dalla criminalità, da quella organizzata a quella di vicinato. Ci si riferisce al preoccupante livello di aggressione verso le istituzioni, un livello di scontro, se non di attacco molto aspro. Sono noti alle cronache i numerosi episodi di “attentati” anche mediante ordigni esplosivi contro obiettivi delle Forze dell’Ordine, che hanno riguardato in tempi e luoghi diversi del circondano esponenti e strutture dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza e, in generale, rappresentanti delle Istituzioni. Perché un individuo considera plausibile una iniziativa così clamorosa che pure dovrebbe esporlo a prevedibili reazioni dello Stato? L’amara spiegazione sta nella scarsa considerazione della capacità di reazione delle istituzioni che alimenta un diffuso senso di impunità. Ciascuno di questi episodi a sua volta, poi, produce un impatto devastante sulla fiducia nelle Istituzioni e finisce per incentivare e moltiplicare comportamenti analoghi.