LANDELLA:MEGLIO RISTRUTTURARE LE CASE ONC CHE CREARE UNA CITTADELLA DELL’ACCOGLIENZA CHE SI TRASFORMERA’ IN UN MEGA GHETTO ALLE PORTE DI FOGGIA
Noi come Youfoggia dichiariamo “Non siamo razzisti ma come Italiani chiediamo che in un momento così critico per il nostro Paese tra recessione economica, Covid chiusura delle attività commerciali per il distanziamento ,mancanza di lavoro si aiuti prima noi Italiani noi foggiani .Ribadiamo non siamo razzisti ma queste persone vanno aiutate,si,ma a casa loro”.
Il primo cittadino del capoluogo dauno, Franco Landella, sul progetto da realizzare sulla pista di Borgo Mezzanone
“Il progetto immaginato dal governo e dalla Regione Puglia, di bonificare l’area circostante l’ex centro di accoglienza richiedenti asilo di Borgo Mezzanone, ovvero la pista di quello che era un aeroporto, attualmente sede di insediamenti abusivi di migranti, potrebbe creare più danni che benefici. Poiché si andrebbe a sanare una situazione di degrado in cui trovano linfa vitale attività illecite come lo spaccio di droga e la prostituzione. Accanto alla cittadella dell’accoglienza che si vorrebbe costruire, in breve tempo potrebbero sorgere altre baracche e manufatti abusivi che lo Stato farebbe fatica a controllare come accade tuttora.
Nel febbraio 2017 abbiamo fatto sgomberare un campo abusivo, meglio noto come ghetto dei bulgari, a seguito di un incendio che causò la morte di un bracciante agricolo. Una decisione maturata al fine di bonificare un’area che versava in un grave stato di degrado ambientale e che presentava svariati fattori di pericolosità per la pubblica e privata incolumità a pochi chilometri dalla città. Poco tempo dopo ricevemmo a Palazzo di Città la visita dell’ambasciatore bulgaro, Marin Raykov, che ci suggerì di adottare anche in Italia la soluzione individuata in Francia, in cui vengono creati appositi spazi con caravan e roulotte fornite di energia elettrica ed acqua corrente dove ospitare i cittadini stranieri, a patto che mandino i bambini a scuola, paghino le utenze e non rifiutino i lavori proposti dai Servizi sociali. Oppure si potrebbero ristrutturare le numerose case coloniche abbandonate dell’Opera nazionale combattenti, disseminate in una vasta porzione di territorio provinciale, con un recupero del nostro patrimonio storico, che potrebbero ospitare le famiglie dei lavoratori stranieri a condizione che abbiano un regolare contratto di lavoro.
Ma creare una cittadella dell’accoglienza sulla pista di Borgo Mezzanone vorrebbe dire sanare la posizione di numerosi clandestini che hanno un permesso di soggiorno scaduto e che si riversano a Foggia bivaccando per le strade cittadine. Un carico sociale pesante per una città che, specie in questo periodo di emergenza sanitaria, ha altri problemi a cui far fronte. Mi spiace non essere stato invitato al tavolo istituzionale, forse perché qualcuno già sapeva della mia contrarietà a questo progetto, che andrà a ghettizzare gli stranieri piuttosto che integrarli attraverso altri sistemi. Come quello che è stato recentemente finanziato dal Contratto istituzionale di Sviluppo che riguarda la riqualificazione di Masseria Giardino, attraverso la creazione di una foresteria a sostegno dei lavoratori stranieri stagionali.
Creare una cittadella dell’accoglienza significa ripetere lo stesso errore commesso negli anni ’90, quando venne creato a Borgo Mezzanone un centro per l’accoglienza dei rifugiati albanesi che poi nel corso degli anni è stato utilizzato e occupato da cittadini extracomunitari che lavorano nei campi agricoli del Tavoliere, sfruttati e sottopagati senza che lo Stato sia riuscito in questi anni a porre fine al fenomeno del caporalato.
Mi spiace, infine, constatare che mentre si cerca una soluzione, peraltro senza una prospettiva a lungo termine, per gli extracomunitari e i neocomunitari, ci si dimentichi dei numerosi cittadini Foggiani che sono senza lavoro o che lo hanno perso a causa della pandemia in corso. E che sono costretti a fare ricorso all’aiuto delle proprie famiglie, diventate veri e propri ammortizzatori sociali di un’emergenza a cui non si riesce a porre rimedio”.