Barbara Matera descrive le condizioni della donna oggi
Diversi anni fa, nel dicembre 1997, l’ Assemblea delle Nazioni Unite tramite una risoluzione, ha istituito il 25 novembre la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, sollecitando le organizzazioni internazionali a celebrare questa ricorrenza con attività volte alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica su questa tematica.
É vero ci sono ancora oggi troppe persone che non credono che la violenza contro le donne rappresenti una violazione dei diritti umani, ma non è cosi. Ci sono tantissime disuguaglianze all’interno delle nostre società che portano a sviluppare atteggiamenti discriminatori nei confronti del genere femminile.
Donne discriminate all’interno delle mura domestiche, sul luogo di lavoro, donne discriminate anche in politica e da coloro che dovrebbe volere e sviluppare il bene comune. Secondo il rapporto Onu “Global Study on Humicide 2019” nel mondo si verificano circa 140 femminicidi al giorno, uno ogni 10 minuti. Purtroppo i dati per il nostro paese non sono confortanti, nel primo semestre 2020 sono aumentati i femminicidi. Il dato che più mi colpisce è il numero maggiore di vittime che fanno fatica a rivolgersi alle forze dell’ordine rispetto a coloro che ci riescono. La motivazione è da ricercare nel timore di non essere sufficientemente tutelate dalla legge, dal sistema giuridico e burocratico italiano: la non certezza della pena, l’alto numero delle archiviazioni di casi e la lungaggine dei processi non certo incoraggiano. Se da un lato il sistema giuridico italiano sembra non essere efficiente riguardo questa tematica, contrariamente lo sono i tanti centri antiviolenza sparsi in tutto il paese che offrono protezione e salvaguardano le vittime che vengono accolte gratuitamente. In questo momento drammatico per il nostro Paese e per il Mondo intero, le donne sono state particolarmente oggetto di molestie all’ interno delle mura domestiche. Durante il lockdown purtroppo sono state maggiormente colpite dalla mano fredda e ingerente dei propri partner. Donne e minori sono le vittime invisibili di questa pandemia, che si tinge doppiamente di rosso. Troppe vittime, troppo dolore. Le parole di conforto e di incoraggiamento a poco valgono, ma una società democratica lo dimostra soprattutto nella difesa dei diritti umani. Una donna ha il diritto di affermarsi professionalmente, di essere libera.
Tale condizione trova un riscontro anche in tutta Europa. A nulla sono serviti gli appelli delle parlamentari europee, me compresa, della commissione pari opportunità, di cui sono stata orgogliosamente Vice-Presidente, che hanno invocato più di tre anni fa, che tutti gli Stati Membri ratificassero la convenzione di Istanbul, primo strumento internazionale giuridicamente vincolante, con l’ intento di creare un quadro normativo completo a livello internazionale, a tutela di tutte le donne contro ogni violenza. Il faro che guida la convenzione è la cooperazione internazionale e il sostegno da parte di tutte le autorità. Lo strumento base su cui fare perno è la prevenzione, il cambio di atteggiamenti e stereotipi che oggi sono necessariamente da cambiare, di moltiplicare le strutture sparse su tutto il territorio per il supporto e la tutela delle vittime di violenza e l’apertura verso nuovi orizzonti e nuovi traguardi da raggiungere.
Tutto ciò sarà reso vano se nessuno saprà capire nel proprio intimo che rispettare oggi una donna è rispettare la propria società e se stesso. Parole troppo forti le mie? Non credo. Vorrei soltanto che alle tante panchine rosse dislocate in tutta Italia, alle scarpe rosse sparse in tutto il Mondo, agli ombrelli rossi sparsi aperti verso il cielo, si aggiungesse la consapevolezza che ognuno di noi può cambiare e far cambiare qualcuno accanto a se.