La provincia di Foggia ultima nella classifica della qualità della vita per “ItaliaOggi”
Foggia, ultima provincia d’Italia per qualità della vita, secondo l’edizione 2020 dell’annuale indagine condotta dal quotidiano “ItaliaOggi” e dall’Università “La Sapienza” di Roma, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni, giunta alla 22^ edizione. Diversi i parametri scelti per determinare la classifica, come Affari e Lavoro, Ambiente, Reati e Sicurezza, Sicurezza sociale, Istruzione e formazione, Sistema salute, Tempo libero, Reddito e ricchezza: criteri che, come dice “ItaliaOggi”, hanno saputo cogliere anche i primi effetti diretti e immediati della pandemia.
La graduatoria completa, anticipata un paio di giorni fa, è stata pubblicata nel supplemento settimanale “ItaliaOggi7” allegato al numero di “ItaliaOggi” in edicola da stamattina.
Al primo posto c’è Pordenone, seguita da Trento: le due città si sono scambiate le posizioni, rispetto allo scorso anno.
Nessuna provincia del Sud nelle posizioni migliori, anche se “l’effetto Covid” ha fatto “precipitare” le province più colpite dalla prima ondata della pandemia, come Bergamo (dal 26° posto dello scorso anno al 40°). Lodi (-37 posizioni), Milano (-16), Piacenza (-41) e Cremona (-46).
Al 107° posto, ultima con una “caduta” di ben 5 posizioni, c’è proprio Foggia. Una classificazione che, come sempre, anche in occasione della pubblicazione della classifica del “Sole-24 Ore”, genera polemiche sulla scelta dei parametri ma anche sulla capacità di valutare appieno i numeri in relazione ai territori. Così come resta l’antica questione dell’equivoco tra la valutazione data all’intero territorio e la “scorciatoia” concettuale con la quale si attribuisce l’ultimo posto, tout court, alla città capoluogo.
Non è escluso, tuttavia, che –come lo stesso “ItaliaOggi” ha rilevato per le province lombarde- la discesa in classifica della Capitanata sia stata causata in parte anche dai dati della pandemia registrati sul territorio: non dimentichiamo che anche in occasione della prima ondata, la Puglia ha espresso cifre preoccupanti e che la provincia di Foggia è comunque la peggiore, dopo quella di Bari, riguardo a infetti e decessi.
Orientata proprio alla lettura su base provinciale della classifica e sull’analisi politica delle risultanze, il commento del Sindaco di Foggia Franco Landella: «Innanzitutto, bisogna ricordare che la classifica è su base Provinciale e quindi essa non riguarda esclusivamente la città di Foggia.
Un tale piazzamento può comprendersi se si pensa che tanta parte del territorio della Provincia foggiana vive una situazione economica e sociale molto arretrata e precaria, poiché si pagano oggi ritardi che vengono da lontano. Mancano le infrastrutture; i collegamenti e le prospettive occupazionali. E la maggior parte di questi Comuni, per dovere di cronaca, sono guidati da Amministrazioni di centrosinistra. A ciò si aggiunga che in provincia l’emergenza Covid19 ha dato il colpo di grazia a un tessuto sociale ed economico già provato.
Apprendo di questa impietosa classifica con sconforto e rabbia. Sconforto per come Foggia resti una piccola cenerentola tra le province italiane; rabbia per cosa, fino a oggi, non è stato fatto per il benessere di questa realtà».
«È giunto il momento –continua Landella- di prendere coscienza che per la provincia di Foggia serve un lavoro corale di tutte le Istituzioni – il Governo centrale, il Governo regionale – al fine di ideare e realizzare una programmazione strategica, politica ed economica e un preciso piano di investimenti.
Senza politiche di ampio respiro e a lungo termine, che incoraggino investitori e creino opportunità di lavoro e crescita, questa Provincia è destinata a essere terreno fertile per la criminalità organizzata. Penso che la Provincia foggiana meriti tanto e tanto altro: la mia è una richiesta di aiuto, sostegno e confronto diretta alla Regione Puglia e al Governo nazionale, che spero che non resti inascoltata».
Amare, le considerazioni anche dei coordinatori provinciali di Italia Viva Foggia, Rosa Cicolella e Aldo Ragni: «Nessuno si può chiamare fuori dalla responsabilità per questo risultato, da chi governa alle opposizioni, passando per le istituzioni e le associazioni.
«C’è un senso di indifferenza e rassegnazione tra i cittadini di Capitanata –proseguono Cicolella e Ragni-, frutto della mancanza di modelli culturali che in questo momento sono soffocati. Non abbiamo spinte di chi si preoccupa di fa vivere culturalmente un quartiere piuttosto che fare una mappatura delle esigenze socio-culturali di una determinata zona della città. E questa mancanza di riferimenti porta poi a ‘consegnarsi’ all’inciviltà e alla criminalità».
La politica può fare molto, concludono i coordinatori foggiani di “Italia Viva”: «Dobbiamo ripartire dall’ascolto ed è ciò che stiamo cercando di portare avanti con i nostri Comitati presenti in Capitanata».