Mercimonio di voti, Furore sale in cattedra. I dem di Capitanata: “La Barone dia dettagli, altrimenti spettacolo social”. L’europarlamentare M5S: “Ipocriti o ignoranti? Non conoscono i rudimenti di legge”. Poi sul Parco Nazionale del Gargano: “Ancora nulla su esiti ispezione. Defenestrazione Villani, quadro politico inquietante schiacciato tra Pd e Lega”
Nuova querelle tra i dem e i pentastellati foggiani. A far scoppiare la miccia questa volta la questione della compravendita dei voti alle ultime regionali a Foggia, su cui Rosa Barone ha acceso i fari con una denuncia alle pubbliche autorità. Denuncia a cui è seguita l’operazione della Digos che ha portato all’individuazione di un sistema di mercimonio elettorale a carico di un candidato di cui ancora non si conosce ufficialmente il nome. Le indagini, che finora hanno portato al deferimento alla Procura di 4 persone, sono tuttora in corso e potrebbero portare allo scoperchiamento di un vero e proprio vaso di Pandora. Ma per il Pd foggiano, dietro l’atto di legalità di Rosa Barone si celerebbe la voglia di protagonismo della rieletta consigliera regionale per il M5S (il suo nome circola da giorni come papabile per un assessorato in Regione Puglia), tanto da bollare la denuncia come “uno spettacolino sui social media”. “Smetta di giocare a nascondino – accusano la Barone i dem in una nota congiunta a firma di Lia Azzarone e dei consiglieri regionali Paolo Campo, Teresa Cicolella e Raffaele Piemontese – e abbia il coraggio di circostanziare meglio le situazioni denunciate, almeno dicendo se riguardano gli eletti che si apprestano a svolgere importanti funzioni in rappresentanza dei pugliesi. Altrimenti le sue parole possono gettare ombre ambigue su tutti finendo per disorientare l’opinione pubblica”.
Sull’acceso dibattito, allora, è intervenuto a gambatesa l’europarlamentare del M5S, Mario Furore, a difesa di Rosa Barone e contro la nota del Pd. Contattato da YouFoggia, Furore ha aggiunto nuovi elementi di biasimo rispetto a quanto già detto ieri ad altre testate locali. Facendo però un distinguo tra le posizioni del centrosinistra locale. “Al posto di plaudere all’iniziativa di Rosa Barone, come ha fatto Pippo Cavaliere, ex candidato sindaco per il centrosinistra e attuale consigliere comunale civico, che ha anche aggiunto, di più, come bisognerà approfondire da quali fonti e sistemi arrivino i soldi con cui sono stati comprati i voti, i rappresentanti del Pd fanno gli ipocriti. Perché quando si avviano delle indagini non possono essere fatti pubblicamente i nomi. Noi abbiamo riferito di situazioni e fatti successi in campagna elettorale. Sta poi agli inquirenti venire a capo di chi ha organizzato questo mercimonio di voti. A noi è spettato descrivere ciò che abbiamo visto durante le operazioni di voto, anche davanti ai seggi, per esempio. Dalle indagini ora è emerso di più, e cioè la cronaca dell’operazione Digos che tutti abbiamo letto. Bisogna avere fiducia nella magistratura e negli inquirenti. I nomi la Barone li ha fatti alle autorità competenti ma non si possono fare ai giornali. Perché così facendo si potrebbero inquinare le indagini. Che potrebbero portare alla scoperta di un sistema illegale ancor più vasto ed allargarsi anche ad altri nomi. Quando il Pd ci accusa di non fare i nomi e di non circostanziare partiti o coalizioni a cui questi apparterrebbero, dimostrano di ignorare i rudimenti base della legge e del procedimento penale”.
Poi, stimolato da YouFoggia, Furore, andando ancora una volta già duro, in questo caso contro Pd da un lato e Lega dall’altro, si esprime anche su una questione molto a cuore del Movimento 5 Stelle, tratteggiandola all’interno di “un quadro inquietante”, dice. E cioè la bagarre tra il presidente Pazienza e l’ormai ex direttrice Villani che ha portato al licenziamento di quest’ultima all’interno del Parco Nazionale del Gargano. Questione per la quale il ministro Costa ha inviato qualche giorno fa delle ispezioni su impulso di un’interrogazione parlamentare del senatore del Movimento, Marco Pellegrini: “Si è trattato di un’operazione di verità e di luce rispetto a quello che era successo, e cioè la defenestrazione di questa giovane donna che il ministro Costa aveva nominato alla direzione dell’Ente – afferma Furore -. Dopo nemmeno tre mesi rispetto ai sei mesi di prova è stata mandata a casa con motivazioni assurde e spero che la stessa si difenda in sede legale, perché le accuse mosse dal presidente Pazienza sono state molto pesanti. Per questo, come gruppo di parlamentari del territorio avevamo scritto al senatore del Movimento 5 Stelle, Marco Pellegrini, che è stato molto celere nel presentare quest’interrogazione, che noi auspicavamo. Ed infatti quest’atto ha spinto il ministro Costa ad indagare su quanto stiamo dicendo. Noi ad oggi non sappiamo ancora quali siano gli esiti dell’ispezione, di sicuro sappiamo che esistono delle anomalie rispetto alla procedura di rimozione, ed è su quella che noi vogliamo che il ministro indaghi. Anche perché qualora la procedura sia viziata, ci troviamo di fronte ad un’operazione che, per quanto mi riguarda – sottolinea Furore – è politica e non tecnica, anche perché Maria Villani, essendo espressione indipendente del ministro Costa, ed essendo una donna fuori dai giri della politica locale, poteva dar fastidio al carrozzone politico da sempre esistente al Parco Nazionale del Gargano. Non è un mistero che la ex dirigente facente funzioni dell’Ente, Carmela Strizzi, fosse legata a doppio filo con l’assessore al Bilancio del Pd, Piemontese. Non è un mistero che tutte le consulenze e gli appalti che giravano all’interno del Parco Nazionale del Gargano facessero riferimento a cerchi magici che ruotano intorno al Partito democratico. Così come non è un mistero che, purtroppo, il professor Pazienza, che è il presidente dell’Ente naturalistico, sia espressione di una becera Lega di Capitanata guidata a livello locale da Raimondo Ursitti e l’europarlamentare Casanova. Un quadro inquietante – denuncia Furore – in cui evidentemente questa donna non poteva muoversi a causa della sua indipendenza e della sua voglia esclusiva di far bene il suo lavoro. Qualità che potevano dar fastidio. Io credo – conclude l’europarlamentare foggiano del Movimento 5 Stelle – che la politica non debba neppure entrare nelle dinamiche degli enti pubblici, però quando ravvisiamo che influenze di questo tipo possano viziare procedure e regolamenti pubblici, noi entriamo a gambatesa perché è, invece, compito della politica monitorare il principio di buon andamento di una pubblica amministrazione. Ad oggi le indagini sono ancora in corso, noi abbiamo fiducia nel ministro Costa, che è uomo di Stato. Per lui la legalità è davvero la prima stella. Noi questo vogliamo. Che la legalità vinca sempre”.